Gruppi di continuità: cosa sono e a cosa servono

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gruppocontinuitaL’inverno porta con sé piogge e temporali. Un fulmine o una sbalzo di tensione possono seriamente danneggiare le nostre apparecchiature elettriche tra cui naturalmente anche il nostro computer con le sue periferiche. Senza contare che un’interruzione di corrente può farci perdere il lavoro che stavamo svolgendo.

Problemi che si verificano maggiormente nelle zone rurali dove la rete elettrica è molto meno affidabile. Per proteggerci ci sono diverse soluzioni, dalle semplici prese filtrate ai gruppi di continuità. Le prime consentono di bloccare eventuali picchi di tensione che potrebbero danneggiare i componenti hardware: costano pochi euro e sono indicate più per le periferiche. I gruppi di continuità, invece, rappresentano una soluzione più completa perché oltre a filtrare la corrente, consentono di continuare ad alimentare i dispositivi collegati anche in caso di blackout così da permettere il salvataggio dei dati. I gruppi di continuità, invece, chiamati anche UPS (Uninterruptible Power Supply), sono dotati di una batteria interna tenuta costantemente sotto carica e garantiscono un’autonomia di almeno 5-10 minuti al massimo carico giusto il tempo per mettere in salvo il lavoro e spegnere il computer. Nelle pagine seguenti abbiamo quindi selezionato alcune tipologie di prese filtrate e i gruppi di continuità in grado di soddisfare sia l’esigenza di piccoli ambienti domestici, sia chi possiede potenti sistemi da gioco. Analizziamoli in dettaglio.

GRUPPO DI CONTINUITÀ: COSA VALUTARE DURANTE L’ACQUISTO

Sicuramente il primo aspetto da valutare per la scelta dell’UPS è la potenza erogata, che dipenderà dai dispositivi che andremo a collegare. La potenza di un UPS viene espressa in Watt o in VA (voltampere). Il valore più importante è quello espresso in Watt che si può ottenere in modo approssimativo moltiplicando il valore VA per 0,6. Il consumo delle varie periferiche è di solito indicato nelle specifiche tecniche, mentre per il PC dipenderà dalla sua configurazione hardware. Per calcolare il consumo del proprio computer ci si può affidare ad alcuni servizi on-line. Sommando la potenza assorbita dal computer e dalle varie periferiche potremo così conoscere quella che dovrà fornire il nostro UPS. Possiamo poi dividere i gruppi di continuità in tre tipologie:

  • Online, sono i migliori e anche i più costosi perché filtrano la corrente in ingresso isolando completamente i dispositivi collegati.
  • Offline: sono i più economici e anche i più diffusi perché la corrente non viene filtrata
    ma passa direttamente ai dispositivi.
  • Line-interactive: sono una via di mezzo perché hanno un inverter che si attiva filtrando la corrente solo quando necessario, ovvero quando ci sono disturbi gravi come sbalzi o picchi di tensione.
  • Una seconda suddivisione può essere fatta in base al tipo di corrente erogata.
  • I migliori sono quelli che forniscono una corrente con forma Sinusoidale pura (quelli online e alcuni line-interactive).
  • Ci sono poi quelli con forma pseudo sinusoidale (quasi tutti i line-interactive).
  • Infine, i peggiori, sono quelli che forniscono una forma Quadra che sarebbe meglio evitare o al limite usare solo con dispositivi dotati di alimentatore.
  • L’ultimo aspetto da considerare quando si acquista un UPS è l’autonomia, ovvero il tempo per il quale sarà in grado di fornire energia ai dispositivi collegati in caso di blackout. Solitamente il valore dichiarato si riferisce alla situazione a “pieno carico”. Se, quindi, si sceglie un gruppo di continuità sovradimensionato rispetto alle proprie esigenze, l’autonomia che potrò fornire sarà maggiore.

 

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