Streaming Illegale, ecco cosa dice la legge italiana

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Vi sarà capitato decine di volte di imbattervi in siti che vi offrono gratuitamente contenuti che siete abituati a pagare come partite di calcio, serie TV o film di ogni genere. E magari vi sarete anche sentiti sciocchi a pagare per ciò di cui avreste potuto fruire gratis. Sono infatti migliaia di migliaia le piattaforme on-line che offrono contenuti digitali che altrove si pagano. Guai a dire che chi lo fa è sempre un pirata perché non si può escludere che il titolare dei diritti abbia scelto di andare sul Web gratuitamente a caccia di pubblicità o fama. Normalmente però, se ci si imbatte in un contenuto gratuito che si è invece abituati a pagare, un campanellonella propria testa è bene che suoni. Il rischio di essere approdati su una piattaforma pirata è elevato. Che fare in questi casi? Cliccare sulla“x”in alto a destra e chiudere tutto o restare e godersi lo spettacolo. Nessuno può scegliere al posto vostro ma sappiate che se decidete di restare consapevolmente davanti ad uno schermo pirata, siete pirati anche voi e, se qualcuno vi “pizzicasse”con le mani sul mouse, la bravata potrebbe costarvi cara giacché la legge sul diritto d’autore legittima il titolare dei diritti a venirvi a chiedere un bel sacchetto di monete d’oro. Che poi questo, nella prassi, accada raramente e un altro discorso e, comunque, su ciò che è contrario alla legge è bene non scommettere mai.

INKARE NON FA RIMA CON PIRATARE

È destinata a fare la gioia di migliaia di blogger e milioni di utenti delle più affollate piattaforme di social network la sentenza con la quale la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha messo nero su bianco un principio che, pur apparendo ovvio a tanti, sin qui è stato controverso. Il proprietario di un sito Web può, senza l’autorizzazione del titolare del contenuto, reindirizzare utenti Internet attraverso collegamenti ipertestuali a opere protette da copyright accessibili gratuitamente su un altro sito. Liberi di linkare o, almeno di linkare, potrebbe dirsi con una battuta. E i supremi Giudici europei, nella loro decisione, ci hanno tenuto a precisare che un link resta un link anche quando cliccandoci sopra il contenuto appaia ospitato all’interno del sito del soggetto che ha pubblicato il link. Ma attenzione: questa libertà vale solo a condizione che il link punti ad una piattaforma sulla quale il contenuto è reso gratuitamente accessibile al pubblico senza alcun onere o condizione. Nella sostanza cioè, in tanto si è liberi di linkare, in quanto gli utenti ai quali si propone il link sarebbero comunque liberi di accedere al contenuto, chiudendo il nostro sito ed aprendo quello sul quale il contenuto è originariamente pubblicato.