Xeon svela i segreti di Tekken 8 e i progressi degli e-sport italiani: l’intervista che non puoi perdere!

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Il videogioco, nonostante possa suscitare sentimenti romantici, va affrontato come un prodotto da acquistare. Quando parliamo di “industria”, implicitamente stiamo sottolineando che il videogioco è diventato un medium sufficientemente maturo da poter sostenere un intero sistema produttivo e commerciale. Questo ha aperto le porte per vivere il videogioco come una professione vera e propria, sia direttamente che indirettamente. C’è chi sviluppa il gioco, chi lo recensisce, chi lo vende e, naturalmente, chi lo gioca. Ma anche tra coloro che giocano, ci sono distinzioni da fare. Ci sono coloro che giocano a videogioco, magari in grandissima quantità in termini numerici, ma rimangono comunque nell’ambito dell’amatorialità e della passione. Ci sono invece coloro che riescono a vedere qualcosa di più nel videogioco. È quindi importante fare una netta distinzione tra casual gamer e pro player.

Il casual gamer è, sostanzialmente, l’appassionato di cui abbiamo parlato in precedenza: una persona che, tra i tanti impegni della sua vita come famiglia e lavoro, decide di dedicare qualche ora libera a un videogioco senza troppe pretese, puntando principalmente a passare il tempo prima di andare a letto o di tornare al lavoro, da solo o con amici. Il pro player invece dedica molto più tempo al gioco, sviluppando non solo grandi capacità straordinarie, ma anche una sana voglia di competizione. Questo perché il videogioco, sin dalle sue origini, ha in sé un elemento competitivo innegabile e imprescindibile. Che si tratti di scontri con se stessi, con il computer o con altri giocatori, l’obiettivo di un gioco che vuole divertire è quello di superare una qualche forma di sfida. È importante sottolineare che le mie non sono valutazioni di merito. Il casual gamer non vale meno del pro player né viceversa. Si tratta semplicemente di modi diversi di vivere ciò che, agli occhi esterni, può sembrare simile nello sviluppo di una passione. Tuttavia, accade molto spesso che una scarsa informazione faccia più danni che altro all’industria videoludica, specialmente in Italia. Infatti, per molti, essere un pro player significa essere in grado di vivere tranquillamente giocando ai videogiochi. E in teoria, dovrebbe essere così. Come qualsiasi altro atleta, anche gli e-sportivi dovrebbero avere la possibilità di vivere della loro passione, considerando il tempo e lo studio necessari per prepararsi a competere a livello professionale. Ma non è così. Ma perché? Abbiamo parlato con Nicholas Ramacciotti, noto come Xeon, un pro player italiano di Tekken, per approfondire la questione.

Nel corso della nostra conversazione, abbiamo toccato vari argomenti, da quelli più leggeri come le aspettative per Tekken 8 fino alla situazione della scena competitiva in Italia, raccontata da chi la vive giorno per giorno. Ma torniamo a Xeon!

Parola al campione!

Intervistatore: Ciao Nicholas, grazie per l’intervista. Per coloro che non ti conoscono, potresti raccontare brevemente chi sei e a cosa ti dedichi?

Xeon: Ciao! Sono un giocatore competitivo di alto livello. Posso dire, senza voler offendere nessuno, che sono tra i primi cinque in Italia nel mio gioco, che è Tekken 7. Ho iniziato a giocare a Tekken intorno al 1998 e ho iniziato a partecipare a competizioni di livello nazionale nel 2009-2010. Ho continuato a coltivare questa passione soprattutto perché mi diverte. Oggi, questa passione si sta espandendo in molteplici direzioni, sia attraverso tornei offline sempre più professionali, sia attraverso tornei online a cui partecipo molto spesso ottenendo buoni risultati. Nel frattempo, mi dedico anche all’informazione sugli sparatutto e sul mondo competitivo attraverso il mio canale Twitch, partecipando a eventi live come il Giffoni (fa riferimento al Giffoni Good Games, a cui aveva partecipato pochi giorni prima) e facendo interviste come questa. Fondamentalmente, questo è ciò che faccio e ciò che mi rappresenta.

Xeon Vince!

Intervistatore: Nel mondo degli sparatutto, la comunità è molto importante. Essendo un membro attivo della community di Tekken, puoi dire se si tratta di una comunità “chiusa”, che forma una sorta di bolla a sé, o se interagisce con altre comunità?

Xeon: Fino a qualche anno fa ti avrei detto che le diverse comunità erano delle bolle separate e non interagivano tra loro. Ma la situazione è in costante evoluzione, anche perché, oltre alle comunità locali che hanno contribuito alla crescita di molti giocatori, ora che giocare online è diventato “buono” grazie all’incremento della connettività Internet e l’introduzione di sistemi come il rollback (una tecnologia che migliora la fluidità e la stabilità dei giochi online), la comunità è cresciuta molto. C’è stato molto cambiamento. Fino a pochi anni fa, la community di Tekken era composta principalmente da giocatori d’élite, e in generale ho sempre visto una mentalità molto chiusa su molti argomenti. Ma negli ultimi tempi, secondo me, siamo progrediti in meglio e alla vecchia guardia si sono aggiunti molti nuovi giocatori. Attualmente, molti giocatori giocano anche ad altri sparatutto e quindi le “barriere” tra le comunità si stanno riducendo, forse anche grazie al fatto che Tekken 7 ha ibridato alcune meccaniche con i giochi picchiaduro 2D, attirando giocatori provenienti da altri titoli interessati al gioco.

Intervistatore: E tu, quale ruolo hai nella community?

Xeon: Personalmente, ho creato una community locale nella mia città. Organizzavamo frequentemente sessioni di gioco e allenamenti in un luogo vicino a casa mia. Successivamente, la comunità si è espansa a livello regionale. Attualmente, ho deciso di divulgare il mio lavoro su Twitch rivolgendomi a un pubblico prevalentemente italiano.

Abbiamo intervistato Xeon tra Tekken 8 ed e-sport all’italiana

Il videogioco viene considerato un prodotto d’acquisto e in quanto tale, viene affrontato come tale. L’industria dei videogiochi è considerata matura e in grado di sostenere un intero sistema produttivo e commerciale, aprendo la porta alla possibilità di vivere il videogioco come una professione. Ci sono diverse figure coinvolte nel mondo dei videogiochi, come gli sviluppatori, i recensori, i venditori e i giocatori. Anche tra i giocatori, ci sono diverse categorie. I casual gamer sono coloro che giocano solo per divertirsi senza grandi aspettative, mentre i pro player dedicano molto tempo al gioco e sviluppano competenze notevoli e una passione per la competizione. I casual gamer non valgono di più dei pro player e viceversa, sono semplicemente modi diversi di vivere la stessa passione. Tuttavia, spesso c’è una cattiva informazione sul mercato videoludico, soprattutto in Italia, che fa più danni che altro. Ad esempio, molti pensano che essere un pro player significhi poter vivere tranquillamente giocando ai videogiochi, ma la realtà è diversa. Durante un’intervista con Xeon, un pro player italiano di Tekken, si discute della situazione della scena competitiva in Italia e del suo ruolo nella community di Tekken. Xeon racconta come la community si sia evoluta nel tempo e come Twitch abbia avuto un impatto positivo sulla diffusione del gioco e della competizione. Xeon spiega che sta cercando di fare di questa passione una professione, anche se al momento non è facile, ma non esclude la possibilità che nel futuro possa accadere.