Prossimamente saranno effettuati degli attesi aumenti sulle pensioni che favoriranno diverse categorie di pensionati. Chi avrà diritto a questi aumenti stabiliti dal Governo? La legge di Bilancio per il 2023 ha già incluso alcune importanti modifiche al sistema pensionistico, ma non ha attuato una vera e propria riforma del sistema. Già a partire dal mese di luglio, ad esempio, l’INPS pagherà agli pensionati alcuni aumenti stabiliti dal Governo.
I primi aumenti riguardano le pensioni minime. Secondo quanto comunicato dall’istituto, verranno corrisposti anche gli arretrati spettanti dal primo gennaio. L’aumento spetta solo in alcuni casi specifici, ossia per quei trattamenti pensionistici pari o inferiori al trattamento minimo del regime generale INPS.
L’incremento previsto per il 2023 è pari a 1,5 punti percentuali e a 6,4 punti, ma solo per i soggetti di età pari o superiore a 75 anni. Questo aumento è transitorio ed eccezionale e riguarda esclusivamente le mensilità (compresa la tredicesima) degli anni 2023 e 2024. Quindi, l’incremento transitorio, come indicato dall’INPS in una nota, rimane distinto dal valore dell’importo minimo.
Ci saranno altri incrementi per alcune categorie specifiche, come già annunciato dal Governo. Le pensioni incrementate saranno quelle di vecchiaia e di invalidità, soprattutto per quanto riguarda la quattordicesima mensilità.
Nel corso del 2024, le pensioni di vecchiaia e di invalidità cresceranno secondo un metodo basato sul calcolo dell’annuale rivalutazione pensionistica. La rivalutazione, come spiegato in altri articoli, non si limiterà solo all’indice del 2024, ma includerà anche quello del 2023 con un effetto reale sulle erogazioni dell’anno successivo.
Nel 2022 si era parlato di un adeguamento del 7,3%, secondo la percentuale fissata per la rivalutazione delle pensioni. A causa dell’aumento dell’inflazione, è stato necessario determinare l’indice esatto per poter effettuare un calcolo della rivalutazione più preciso ed equo.
Le pensioni di settembre saranno rivalutate grazie al taglio del cuneo fiscale. Questa novità riguarda solo i titolari delle pensioni minime, che saranno portate a circa 600 euro.
Come precedentemente spiegato, gli importi minimi aumenteranno da 563,74 euro a 572,20 euro. In pratica, gli assegni potrebbero arrivare a un importo vicino ai 600 euro per i pensionati ultrasettantacinquenni. Inoltre, per le pensioni di invalidità e di vecchiaia è previsto anche un aumento per la quattordicesima mensilità. Tuttavia, gli aumenti saranno accessibili solo ai pensionati con più di 64 anni che ricevono una pensione anticipata, di vecchiaia, di reversibilità o di invalidità.
In questo caso, l’aumento potrà essere di 336 euro, il minimo, o 655 euro, il massimo, calcolato sempre in base alla rivalutazione. Per quanto riguarda le trattenute, saranno presenti quelle relative alle addizionali comunali in acconto e in saldo, le addizionali regionali e l’IRPEF.
Pensioni rivoluzionate, in arrivo aumenti per determinate categorie: ecco le cifre e chi ne godrà i benefici
Stanno per arrivare gli aumenti sulle pensioni tanto attesi. La legge di Bilancio 2023 ha previsto delle modifiche al sistema pensionistico, consentendo all’INPS di pagare gli aumenti già a partire da luglio. I primi aumenti riguardano le pensioni minime, mentre per i pensionati di età pari o superiore a 75 anni è previsto un incremento transitorio ed eccezionale. Ci saranno inoltre altri incrementi per le pensioni di vecchiaia e di invalidità, soprattutto per la quattordicesima mensilità. Nel 2024, le pensioni di vecchiaia e di invalidità cresceranno in base alla rivalutazione pensionistica annuale. Le pensioni di settembre saranno rivalutate a causa del taglio del cuneo fiscale, ma questa novità riguarda solo i titolari di pensioni minime. Gli importi minimi subiranno un incremento, potendo raggiungere i 600 euro per gli ultra settantacinquenni. È previsto anche un aumento per la quattordicesima mensilità, con un limite di età e di tipo di pensione. Le trattenute riguarderanno le addizionali comunali, le addizionali regionali e l’IRPEF.