Svelato il mistero di Fort Solis: la recensione del thriller avvincente ambientato sul Pianeta Rosso per PS5

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Il team di studio britannico Fallen Leaf e il recentemente fondato team polacco Black Drakkar Games, ci portano in un viaggio verso il pianeta più amato dagli autori di storie di fantascienza: Marte. Più precisamente, ci conducono nella colonia mineraria di Fort Solis, che dà il nome al videogioco. Prima di iniziare la recensione vera e propria, è importante informare i lettori su alcuni dettagli che potrebbero non essere stati compresi dai trailer mostrati fino a oggi. Coloro che, osservando superficialmente qualche immagine, si sono convinti ad acquistare il gioco pensando di trovarsi di fronte ad un horror simile a Dead Space e The Callisto Protocol, potrebbero dover rivedere le loro aspettative. Infatti, Fort Solis non ha nulla a che fare con questi titoli, ma rappresenta piuttosto un’esperienza narrativa simile ad un “walking simulator”. Va sottolineato che il gioco non è un horror, bensì un thriller, ma questa informazione è stata esplicitata dagli sviluppatori fin dall’inizio. Tuttavia, è opportuno sottolinearlo affinché chi legge la recensione sia consapevole di ciò di cui si sta parlando. “Fatti ingegnere, sarà una passeggiata”, dicevano… Ma bisogna ammetterlo, se sei un ingegnere nel 2080 e oltre, e ti mandano a riparare qualcosa su un pianeta diverso dalla Terra o su una nave spaziale danneggiata, sarai davvero nei guai. E infatti, in Fort Solis, i due protagonisti, Jack Leary e Jessica Appleton, sono ingegneri inviati in una colonia mineraria marziana per effettuare delle riparazioni, ma ben presto si rendono conto che la struttura è stata teatro di eventi oscuri e potenzialmente pericolosi. Man mano che si addentrano in Fort Solis, Jack troverà una scia di morte: l’equipaggio è scomparso, le tracce di sangue non promettono nulla di buono e i terminali raccontano una storia sempre più misteriosa e inquietante. Fondamentalmente, questa è la trama del gioco, sarebbe inappropriato rivelare di più, soprattutto considerando che la durata di Fort Solis è breve, al massimo 3-4 ore. Tuttavia, bisogna riconoscere una certa intensità nelle poche scene tagliate presenti. Il gioco è ben interpretato grazie ad un cast di buon livello, con un’enfasi particolare su Troy Baker che interpreta Wyatt Taylor, un personaggio di grande importanza per la trama. Jack e Jessica, invece, sono interpretati da Roger Clark che ha prestato la sua voce e il suo volto nel motion capture di Red Dead Redemption 2, e da Julia Brown (World of Fire, Foundation). Anche il doppiaggio inglese è di ottima qualità (non sono disponibili i sottotitoli in italiano) e la messa in scena in generale è di livello, grazie all’utilizzo di Unreal Engine 5 che offre un alto livello di dettaglio e ambienti credibili… Tuttavia, manca quel tocco estetico che renderebbe il gioco riconoscibile e non solo una dimostrazione di forza in stile tech demo. Perché stiamo già parlando di sonoro, doppiaggio, grafica, elementi che di solito vengono descritti successivamente in una recensione? Perché sono le caratteristiche che funzionano meglio, infatti, come accennato in precedenza, nonostante la breve durata del gioco, riesce ad essere apprezzato dal punto di vista narrativo grazie ad una messa in scena ben strutturata. L’intensità del gioco diminuisce leggermente quando la storia viene raccontata attraverso i filmati registrati dai membri dell’equipaggio e l’ascolto di registrazioni audio che si trovano in diverse stanze. In questi momenti, il giocatore diventa un mero spettatore per diversi minuti, visto che è possibile trovare fino a tre filmati e un audio in una singola stanza. Passando al gameplay, ci sono alcune cose che, secondo noi, hanno bilanciato negativamente la qualità della componente cinematografica del gioco. Come già sottolineato, Fort Solis è un videogioco basato sulla narrazione, ma non come un gioco con una forte componente narrativa che accompagna un gameplay solido, ma come un gioco che sfrutta la sua natura cinematografica anche nel gameplay. In altre parole, è essenzialmente un “walking simulator”. Fino a qui, tutto bene. Tuttavia, chi scrive questa recensione ritiene che i videogiochi narrativi debbano presentare caratteristiche molto specifiche per non ridursi a semplici derivazioni di altri titoli. Fort Solis non presenta queste specificità e quando prova ad aggiungere elementi di gameplay, non riesce a farlo in modo efficace. In Fort Solis esploriamo la struttura della colonia mineraria e occasionalmente anche l’esterno, ma la progressione è fortemente guidata. L’interazione con l’ambiente è limitata ad alcuni punti specifici che seguono una sequenza pre-impostata. In pratica, le interazioni disponibili, ben visibili anche a distanza grazie a un cerchietto bianco, non sono sempre accessibili fin dall’inizio, ma devono essere sbloccate attraverso interazioni consequenziali. Ad esempio, se in una stanza dobbiamo interagire con un calendario per scoprire una password e con un terminale, solo uno di questi punti sarà interattivo, sbloccando poi la possibilità di interagire con l’altro. Questo porta ad una semplificazione dell’esplorazione, che risulta molto semplice e lineare in modo forse eccessivo. L’esplorazione appare guidata anche a causa di un level design lineare e di una progressione vincolata alla trama. All’inizio, potremmo sentirci confusi di fronte a un corridoio pieno di stanze, ma dopo pochi minuti diventa evidente che basta seguire l’obiettivo testuale per sapere dove andare senza bisogno di toccare tutto, orientandosi con gli schermi informativi delle porte (molto più precisi della mappa). L’indicatore degli obiettivi può essere disattivato dalle impostazioni, ma ciò non cambia molto perché molte porte rimarranno chiuse per tutto il gioco, mentre quelle che richiedono una scheda d’accesso si apriranno solo quando richiesto dalla trama, consentendo l’esplorazione di zone proibite solo quando la storia lo richiede. Quindi, non serve andare in g

Fort Solis – Recensione del thriller narrativo ambientato sul Pianeta Rosso (PS5)

Lo studio britannico Fallen Leaf e il team polacco Black Drakkar Games ci portano su Marte, nella colonia mineraria di Fort Solis, nel loro nuovo videogioco. Contrariamente a quanto si potesse pensare dai trailer, il gioco non è un horror, ma un thriller narrativo simile a un walking simulator. La trama ruota attorno a due ingegneri, Jack Leary e Jessica Appleton, che si trovano in Fort Solis e scoprono misteri e pericoli inquietanti. Nonostante la breve durata del gioco, la storia è ben recitata e le cutscene sono intense. La grafica e il sonoro sono di buon livello grazie all’utilizzo dell’Unreal Engine 5. Tuttavia, il gameplay del gioco presenta alcune difficoltà, con un’interazione ridotta e un level design lineare. Inoltre, i QTE (Quick Time Events) presenti nel gioco non influenzano l’esito delle scene, creando una sensazione di forzatura. Nonostante ciò, Fort Solis si apprezza dal punto di vista narrativo grazie alla sua componente cinematografica.