Hai un blog dove riversi le tue passioni o col quale condividi il tuo sapere? Allora sai di sacrificare il tuo tempo libero per scrivere articoli e rispondere ai commenti degli utenti, rinunciando magari a una domenica di relax con gli amici o la famiglia. Tutto ciò è lodevole, non c’è che dire, ma è pur giusto che tutti questi sacrifici ti vengano in qualche modo ripagati. Una soluzione c’è: affiliandoti ai circuiti pubblicitari di advertising puoi guadagnare soldi reali, anche cifre consistenti. Quindi, perché non iniziare ad avere un ritorno economico dal proprio sito, rendendolo non più un semplice hobby, ma un vero e proprio secondo lavoro? Prima di entrare nel merito dei circuiti pubblicitari, però, è opportuno che il tuo sito sia ottimizzato, affinché venga correttamente riconosciuto e indicizzato dai motori di ricerca. A tal proposito, ci sono alcune cose che devi sapere….
MOTORI DI RICERCA
Sono strumenti sempre a caccia di nuovi siti Web o post pubblicati in Rete. Usano dei software, detti “spider” che scansionano costantemente le pagine presenti su Internet, cercando contenuti (immagini, articoli, video ecc.) e classificandoli. Quando una persona effettua una ricerca ordine su Google (o un altro search engine), questo compie sostanzialmente due operazioni: restituisce risultati rilevanti sulla ricerca effettuata (cercando tra le miliardi di pagine Web archiviate e indicizzate) e ordina tedi risultati in base a un punteggio detto “PageRank”.
PAGERANK
Si tratta di un valore numerico, un voto, da uno a dieci, che Google assegna a ogni singola pagina presente sul Web. Tieni presente che non è il sito ad avere un punteggio globale: ogni sua singola pagina avrà un PageRank indipendente. Una pagina con PageRank elevato comparirà nelle prime posizioni delle ricerche di Google, aumentando di fatto la probabilità che l’utente ci dicchi sopra per entrare nel sito. In questo modo diventerà un visitatore, che per noi, gestori del sito, si traduce in “guadagno”. Anche se il PR non è Tunico responsabile delle “classifiche” di Google, è certamente il parametro che lo influenza maggionnente. II nostro obiettivo, dunque, sarà quello di aumentare il PR delle nostre pagine. Viene calcolato da un algoritmo segreto di ranking che prende in esame diversi fattori, come il tempo di pennanenza degli utenti sul sito, la qualità e la quantità dei link che puntano a un determinato articolo, la correttezza e la pulizia del codice sorgente, o i cosiddetti “social signals” (segnali sociali), cioè U numero di condivisioni e di apprezzamenti ricevuti da una pagina Web all’interno dei più noti Social Network.
In definitiva, per guadagnare con un sito, è necessario che tutte o quasi, le sue pagine, abbiano un PR elevato, in modo tale che possano comparire sempre tra i primi posti nei risultati dei motori di ricerca, nelle ricerche inerenti agli argomenti trattati. Più utenti attiri e più potrai guadagnare. Ma come si fa ad aumentare d PageRank? Semplice, con la SEO!
SEARCH ENGINE OPTIMIZATION
L’insieme delle tecniche di ottimizzazione di un sito Web (e dei suoi contenuti), che pennettono di raggiungere im PageRank elevato, prende il nome di SEO. Si tratta di un mondo nuovo, non ancora ben definito, che spazia in diversi ambiti e discipline, passando da quello “editoriale”, che tratta la qualità e la quantità dei contenuti pubblicati, fino ad arrivare all’ottimizzazione vera e propria del codice sorgente. La SEO non è una scienza esatta, anche perché i motori di ricerca custodiscono gelosamente i propri algoritmi, tenendoli segreti. Non si hanno dunque certezze su come venga attribuito un PR a una pagina: qui l’unica cosa che conta è l’esperienza! Ecco perché i nostri esperti ti sveleranno tutto ciò che hanno appreso e compreso in anni e anni di gavetta sid campo. Con i loro consigli, il tuo sito schizzerà in cima ai risultati dei motori di ricerca, attirando un traffico di utenti sempre maggiore e, quindi, generando il massimo dei guadagni, grazie anche al posizionamento ed alla configurazione ottimale dei banner pubblicitari del circuito AdSense.
PRESENTATI A GOOGLE
Se Google non sa dell’esistenza del tuo sito, non potrà mai assegnargli un PR. Pertanto, devi “presentargli” il tuo sito Web e la struttura delle sue pagine. Puoi farlo con il servizio gratuito Google Webmaster tools: una suite di strumenti che permette agli amministratori di siti Web di diagnosticare e risolvere la presenza di eventuali errori (relativi a cattiva realizzazione, infezioni da malware, codice HTML errato, ecc.). Gli strumenti per Webmasters, inoltre, permettono di visualizzare statistiche sulla velocità di caricamento delle pagine, di testare la compatibilità con i dispositivi mobile e di comprendere il modo in cui Google “vede” il sito (importante per capire come e dove intervenire per migliorarne l’indicizzazione).
Collegati su www.goo9le.com/webmasters/tools e accedi con un account Gmail (puoi anche crearne uno ad hoc). Nel campo Aggiungi Sito inserisci la URL del tuo sito Web, completa del prefisso www (ad esempio http:// www.il_mio_sito.it), Nella schermata successiva clicca su Metodi Alternativi e scegli Caricamento di un file HTML. Salva sul PC il file di verifica HTML e caricalo nella directory principale del tuo spazio Web (usando ad esempio un client FTP). Toma poi nella pagina del browser con gli strumenti per Webmasters di Google e clicca sul pulsante verifica. Se è andata a buon fine (messaggio di esito positivo), torna alla Home di Google Webmaster Tools e aggiungi un altro sito. Devi infatti ripetere la procedura aggiungendo nuovamente il tuo sito Web, ma questa volta senza il prefisso www (ovvero il_mio_sito. it). Questo serve a monitorare entrambe le “versioni” del tuo dominio, che altrimenti apparirebbero agli occhi di Google come due siti Web differenti. Se usi anche il protocollo HTTPS (SSL) dovrai ripetere per la terza volta l’operazione di aggiunta, specificando il protocollo utilizzato (http/ https). Adesso Google sa che il tuo sito esiste, ma non può ancora comprenderne la struttura e nemmeno i contenuti. Per consentirgli di scagionarli e indicizzarli devi creare una mappa del sito (sitemap). Se hai un sito HTML, dovrai generarla manualmente e inviarla a Google periodicamente. Apri una nuova scheda del browser e collegati su www. xml-sitemaps.com. In Starting URL, inserisci l’URL del tuo sito Web, imposta la frequenza su Daily e clicca Start.Tra le versioni di sitemap proposte, scarica il file in formato XML non compresso, (sitemap.xml) e caricalo nella directory principale del tuo spazio Web (ad esempio tramite client FTP). Collegati poi su www.il_mio_sito.it/ sitemap.xml: se non riscontri alcun errore (ad esempio “impossibile visualizzare la pagina”), torna alla scheda contenente la dashboard dei Webmaster Tools di Google e clicca sul tuo sito Web, selezionando la versione completa di www. Dal menu di sinistra clicca sulla voce Scansione e poi Sitemap. Clicca sul pulsante Aggiungi/Testa Sitemap, inserisci la stringa /sitemap.xml e premi Invia Sitemap. La sitemap verrà scagionata da Google nei giorni a seguire, in caso di errori 0 problemi sul sito, riceverai un email con le istruzioni da seguire per risolverli.
Se invece usi WordPress, installa un plug-in per la gestione SEO, come SEO by YOAST, che si preoccupa di generare periodicamente la sitemap e di inviarla a Google.
CONTA I VISITATORI
Hai bisogno di aggiungere un contatore di visite al sito, per conoscere quanti e quali utenti lo hanno visitato. Per fortuna, oltre agli strumenti per Webmasters, Google mette a disposizione un altro importante servizio, Google Analytics, che mostra report e informazioni precise sui visitatori di un sito. Analytics non è un semplice contatore di visite: analizza molti altri parametri, come il tempo di permanenza medio sul sito, la provenienza geografica, la parola chiave con la quale gli utenti ti hanno “trovato” e quale articolo funziona meglio. Ti tornerà utile per aumentare i guadagni, poiché ti permette di capire quale argomento è più gradito dai lettori, in modo da scrivere più articoli riguardanti tale tematica. Inoltre, le statistiche di Google Analytics serviranno anche AdSense per conteggiare i tuoi guadagni. Collegati su www.google.com/ analytics, accedi con il tuo account Gmail e compila il form di registrazione. A fine pagina clicca su Ottieni l’ID di monitoraggio. Verrà generato un codice script. Copialo e incollalo manualmente in ogni singola pagina del sito Web che vuoi monitorare. Ricorda di inserire lo script subito prima del tag di chiusura </body> nei vari file .html.
Se invece usi un CMS come WordPress, installa il plug-in Google Analytics by YOAST, all’interno del quale, inserirai direttamente i dati dell’account Gmail: la procedura di verifica e di installazione del codice avverrà così automaticamente. Collegandoti su www.google.com/analytics, potrai vedere tutte le statistiche relative ai visitatori del sito. Ricorda che Google Analytics inizierà a monitorare il tuo sito solo dopo alcuni giorni. Pertanto, non preoccuparti se loggandoti col tuo account nella dashboard di Analytics, non visualizzerai alcun dato. Ignora eventuali avvisi sul codice di monitoraggio non installato.
SPIEGA A GOOGLE DI COSA PARLI
Se hai configurato gli strumenti per far conoscere a Google il tuo sito e la sua struttura, sei pronto per passare alla fase di ottimizzazione dei contenuti. Quando scrivi un articolo, è buona norma far capire a Google di cosa stai parlando. Google, però, non parla la tua lingua: dovrai inserire determinati tag HTML all’interno dei tuoi testi. Questi tag fanno riferimento a uno standard, detto Schema.org, grazie al quale i motori di ricerca riescono a capire e comprendere le informazioni presenti nelle pagine Web, interpretando l’articolo pubblicato e distinguendo ad esempio se si tratta di un tutorial 0 della recensione di un prodotto, in modo da ricevere una più corretta indicizzazione. Si capisce dunque l’enorme importanza SEO che assume tutto ciò. Inserendo nei tuoi articoli i tag giusti di Schema.org, permetti agli spider dei motori di ricerca di riconoscere a colpo d’occhio quelle informazioni che verranno usate nell’indicizzazione, ottenendo un aumento del Page Rank. I tag, non fanno altro che descrivere gli elementi della pagina. Ad esempio, un indirizzo di residenza, conforme con Schema.org, è strutturato nel seguente modo (collegati al link per vedere il codice). Se usi un CMS come WordPress installa il plug-ln All In One Sche-ma.org Rich Snippets, sarai in grado di inserire i tag di Schema.org, direttamente all’interno di ogni articolo che pubblichi. Se invece pubblichi a mano i tuoi contenuti su un sito PHP o HTML5, assicurati di inserire i tag dove necessario, in linea con i principi di Schema.org. Una lista completa dei tag disponibili, è consultabile all’indirizzo.Ad esempio se devi inserire nel testo, un indirizzo email, scriverai un codice simile a quello riportato qui. Dove itemprop=”email” è appunto il tag Schema.org: specifica che il campo contenuto nel link non è un collegamento ipertestuale, ma che è in realtà un indirizzo email.
USA LINK CHIARI E REALI
In ambito SEO anche piccoli accorgimenti fanno la differenza. Quando crei collegamenti ipertestuali, non usare parole generiche come clicca qui o vai qui, altrimenti Google ti penalizza! Fai in modo che il testo associato a un collegamento mostri la destinazione finale da raggiungere. Ad esempio, il link con testo autore dell’articolo è un buon link ai fini SEO se, cuccandoci sopra, l’utente viene reindirizzato realmente alla pagina dell’autore. Dal punto di vista SEO, dunque, i link rivestono un ruolo importantissimo, poiché influiscono sui Page Rank. Fai quindi in modo di associare testi attinenti ai link che inserisci negli articoli. Ad esempio <a href=”http://www.ansa.it”>Notizie fresche</a>: Notizie fresche è un collegamento valido e ben visto da utenti e motori di ricerca perché il sito Ansa, it parla realmente di notizie. Devi sapere, inoltre, che potresti incappare in un declassamento del PR se in un articolo a tema calcistico, inserisci link a siti che trattano tutt’altro (ad esempio giardinaggio). Ciò accade perché i motori di ricerca, al fine di limitare lo spam, non amano seguire link che puntano a banner pubblicitari o a contenuti non inerenti a quelli trattati nella pagina. Devi quindi preoccuparti, non solo di realizzare collegamenti ipertestuali validi, ma anche di indicare a Google quali link seguire e quali no (collegamenti pubblicitari o link non inerenti). In pratica, marca i link “inutili” con l’attributo rel=”nofollow”. Ad esempio <a href=”http://www.il_mio_sito.it/ pubblicità ” rei=”nofollow”>PUBBLICITA'</a>.
Tutti i link con contenuti non inerenti, non affidabili o a pagamento, dovrebbero essere “non percorribili” (nofollow). Assicurati quindi di inserire l’attributo rel=”nofollow” a questa tipologia di link.
SFRUTTA LA PAGINA 404
Navigando, può capitare che gli utenti accedano a una pagina inesistente del tuo sito, perché hanno digitato un URL sbagliato o perché hanno seguito un collegamento ipertestuale scollegato. In questo caso, verranno reindirizzati a una pagina di errore standard, denominata Page 404, che in genere, non fornendo informazioni utili, viene semplicemente chiusa dall’utente, che inevitabilmente si trasformerà in una visita in meno. Per te, perdere visitatori equivale a perdere soldi: questo non deve accadere!
È opportuno quindi avere una pagina 404 personalizzata che, in caso di errore, guidi il visitatore su una pagina utile, con un link di ritorno alla pagina principale e/o a pagine correlate in modo da mantenere l’utente sul sito. Prima di procedere, assicurati che il tuo server web mostri a utenti e spider un codice di stato 404, consultando la documentazione fornita al momento dell’acquisto del dominio contattando il tuo provider. Se hai un sito HTML, modifica con un editor di testo il file 404.html (o 404.php) presente nella directory del tuo sito Web, e inserisci un link che punta alla tua Home Page incollando le stringhe riportate qui (sostituendo il_mio_sito con l’URL dell’home page del tuo sito Web).
Se nel tuo sito non è presente una pagina 404, puoi usare la pagina standard 404 che abbiamo preparato per te.
Se usi WordPress, installa il plug-in Custom 404 error page, cheti permetterà di modificare, in maniera semplice, la pagina 404.
In tutti i casi, modifica il file in modo che sia conforme con le linee guida rilasciate direttamente da Google. In pratia, la tua pagina 404 deve: comunicare chiaramente ai visitatori che la pagina che stanno cercando non è stata trovata, nonché contenere link agli articoli o ai post più visitati del sito o un link alla home page. Valuta anche la possibilità di fornire agli utenti un mezzo per segnalare un link non funzionante e includi la tua pagina 404 nel file robots.txt impedendone così l’indicizzazione da parte di Google.
COME UN LIBRO APERTO
Se stai cercando di dare visibilità al sito per guadagnare, sarebbe un peccato se qualcosa vanificasse gli sforzi fatti, impedendo a Google di indicizzarlo correttamente. Assicurati quindi di dare libero accesso agli spider di Google, in modo che possano girare liberamente nelle directory del tuo sito. Per farlo basta usare un semplice file di testo chiamato robots.txt.Vai qui e nel campo Sitemap, inserisci l’indirizzo URL completo della tua sitemap, ad esempio http://www.il_mio_sito. it/sitemap.xml. Lascia invariati gli altri parametri e clicca su Creare Robots.txt. Copia il testo generato. Crea un nuovo documento di testo sul PC e rinominalo robots. txt. Al suo interno incolla il codice copiato in precedenza. Salva le modifiche e carica il file robots.txt nella directory principale del tuo spazio Web.
CON GLI OCCHI DI GOOGLE
È opportuno osservare il proprio sito dal punto di vista di un motore di ricerca, per notare eventuali errori di indicizzazione. Puoi usare un programma gratuito per il crawling dei siti Web come Screaming Frog (www.screaming-frog.co.uk), che simula appunto, le funzionalità del motore di ricerca. Una volta installato, avvia il software, inserisci la URL all’home page tuo sito (http://www.il_mio_sito. it), clicca Start e attendi che vengono scagionate e analizzate tutte le pagine. Per ogni articolo o immagine contenuta nel sito, verrà mostrato uno status: assicurati che tutti i contenuti siano Ok con codice 200 (il codice 200, indica la risposta standard per le richieste HTTP andate a buon fine). Se ci sono file non accessibili (status code 404), sarà opportuno verificare manualmente la specifica risorsa, apportando le modifiche opportune come l’eventuale eliminazione di un’immagine corrotta, il ricollegamento di un link inesistente o, eventualmente, l’eliminazione della pagina o del post (se ritenuti inutili e obsoleti).
ORGANIZZAZIONE LOGICA DEGLI ARTICOLI
La fase SEO inizia al momento della bozza del sito, quando si decidono le tematiche da affrontare e la disposizione dei contenuti. È buona norma, quindi, strutturare il sito, effettuando una suddivisione in categorie e sotto-categorie ben delimitate da un punto di vista gerarchico e tematico. In questo modo i contenuti ordinati possono essere meglio gestiti e indicizzati, aumentando il PageRank.
EVIDENZIA IL TESTO IMPORTANTE
La maggior parte degli utenti è pigra, non vuole leggere tutto l’articolo. Spesso si soffermano solo sul titolo!
Per non scoraggiare l’utente che approda a un articolo lungo, è bene enfatizzare le parole chiave dell’argomento trattato, mettendole in grassetto o sottolineandole (procedure da seguire, caratteristiche tecniche, ingredienti per una ricetta, parole chiave e così via). Anche i motori di ricerca hanno imparato ad apprezzare questa tipologia di scrittura. Ovviamente occorre limitarsi e non rendere tutto il teso “importante”, altrimenti lettori e motori di ricerca si confonderanno e si indebolirà l’effetto ricercato. Se non hai un editor di testo HTML completo, come quello integrato in WordPress, usa il tag <b> per rendere un testo in grassetto.
ALMENO 300 PAROLE
Anche la quantità conta. Quando scrivi un articolo, evita di essere troppo sintetico e superficiale, approfondisci ogni aspetto deH’argomento trattato, parlando il più possibile. Google odia i post con meno di 300 parole. Non scendere mai sotto questa soglia! Come regola generale: più scrivi, meglio è! Ovviamente, nessuno ti vieta di pubblicare articoli con meno di 300 parole, ma sappi che in tal caso difficilmente vedrai attribuito un PageRank elevato a quell’articolo. Tieni dunque il conteggio delle parole utilizzando la funzionalità integrata nei maggiori editor testuali, come Word, Notepad++ o l’editor integrato di WordPress.
USA I SINONIMI
Per ogni articolo che scrivi, scegli una parola chiave che lo riassuma, che lo rappresenti. Una volta trovata, scegli dei sinonimi validi, in modo da alternarli nel testo, visto che secondo i principi SEO, quando scrivi un articolo, non dovresti ripetere troppe volte la parola chiave. Ad esempio, in un articolo di 500 parole, riguardante un nuovo modello di notebook, la parola chiave “notebook”, dovrebbe comparire solo 3 volte (titoli e sottotitoli esclusi). Se nel testo hai la necessità di usare ancora quella parola, inserisci un sinonimo valido, come “laptop” o “computer portatile”.
Ricorda che la parola chiave principale dovrebbe apparire sempre all’inizio dell’articolo, in alcuni paragrafi del testo e da qualche parte vicino alla fine, ma sempre in maniera naturale, senza forare la scrittura. Su WordPress puoi usare il plug-in WordPress SEO by YOAST. In ogni post ti avviserà della “Keyword density” attuale. Puoi usare il sito www.treccani.it sinonimi per aiutarti a trovare i sinonimi della lingua italiana, mentre www.wordreference.com/thesaurus ti darà una mano per i sinonimi in inglese.
TITOLI, SOTTOTITOLI E SEZIONI
Oltre che scrittore, sei anche tu un lettore del Web; come tale saprai che chi legge su un monitor si annoia facilmente. Sta a te mantenere alta la loro attenzione dei tuoi utenti. Puoi farlo dividendo un articolo in sezioni, in modo da fornire pause alla lettura. Per spezzare e suddividere un articolo usa gli appositi tag HTML: <title>, <h1>, <h2> e <h3>. Quando scrivi un articolo, assicurati che il titolo venga inserito nell’attributo <title>, mentre titoli di sezione e sottotitoli vengano inclusi (a cascata in base all’importanza) nei tag <h1>,<h2> e <h3>. Se usi WordPress, invece, sottolinea il testo appartenente al titolo e dall’elenco a discesa, seleziona il “Titolo” appropriato, dove Titolo 1 sta per il tag <h1>, Titolo 2 per il tag <h2> e cosi via.
QUALITÀ E ORIGINALITÀ
Se vero è che le parole chiave aiutano a generare traffico sul sito, la qualità dei contenuti è quella che fa rimanere a lungo i tuoi visitatori. Puoi ottimizzare un sito quanto vuoi, puoi fare SEO sui contenuti e sul codice, ma se copi i tuoi articoli da altri, o pubblichi informazioni scadenti, Google se ne accorge e ti penalizza facendoti finire nelle ultime posizioni (PageRank basso). Questo non significa che non puoi/devi parlare degli stessi argomenti già trattati dai siti concorrenti, ma quando scrivi, cerca di inserire quella punta di originalità e/o di professionalità che fa la differenza. Cambia il titolo dell’annuncio o prova magari a cambiare il punto di vista di una notizia vista e rivista sul Web.
CITA SEMPRE LA FONTE
Se in un articolo ti capita di estendere, tradurre o usare un lavoro altrui, cita sempre la fonte di provenienza! Con questo comportamento eticamente corretto, non solo aumenterai il tuo Page Rank ma, probabilmente, verrai apprezzato anche dall’autore dell’articolo originale, che potrebbe linkare il tuo sito, aumentando così il numero di link in entrata al tuo blog. In fondo, nemmeno a te piacerebbe se qualcuno si appropriasse dei tuoi articoli, delle tue foto ecc. Senza contare che non citando la fonte, potresti andare persino incontro a problemi legali dovuti all’eventuale copywriting dei contenuti. Per citare la fonte di un contenuto, inserisci semplicemente un link con l’URL della fonte, alla fine di ogni articolo (come <a href=”http://www.ansa.it/”>Autore Articolo SEO</a>).
PUBBLICA SPESSO
Sebbene Google e gli altri motori di ricerca gradiscano la qualità dei contenuti pubblicati, un sito che non viene mai aggiornato non avrà motivo di attrarre nuovi visitatori. Ovviamente non esiste una frequenza esatta con la quale dovrai pubblicare nuovi articoli, anche perché, tale parametro, varia in base ai settori tematici. Un blog di cronaca locale, ad esempio, deve pubblicare ogni giorno notizie fresche se vuole sperare che gli utenti visitino il sito quotidianamente, mentre un travelblog, può pubblicare anche un solo post al mese. Diciamo, però, che scrivere una media di 5 articoli settimanali è un buon punto di partenza. Collegati al sito Google Analytics, dal menu di sinistra scegli la sezione Pubblico e dicca su panoramica. Imposta la visualizzazione su Ora ed esamina il grafico delle visite durante la giornata. Fai attenzione a come aumenta il traffico sul tuo sito nelle ore successive alla pubblicazione di un nuovo articolo. Partendo dai 5 articoli settimanali consigliati, e studiando i report, nel tempo troverai la frequenza di pubblicazione più opportuna per il tuo sito.
SI CHIARO FIN DAL PRINCIPIO
Ogni sito visualizzato nei risultati di Google, mostra una breve descrizione (160 caratteri) del contenuto della pagina che, cliccandoci sopra, si andrà a visitare. Questo riassunto, dal nome “meta description” è un semplice tag HTML, che non ha effetti diretti sulla SEO, ma che è fondamentale per convince re l’utente a cliccare sulla pagina. Quando crei la meta description per i tuoi articoli, inserisci al suo interno anche la parola chiave dell’articolo, così, nelle ricerche di Google, l’utente si troverà davanti la keyword che ha cercato, evidenziata; sarà cosi più propenso a cliccare sul link. Inserire collezioni di parole chiave però, è inutile: risulterebbe spam, sia agli occhi dell’utente che agli occhi dei motori di ricerca. Nessuno aprire mai un sito che nella sua descrizione breve mostra un testo del tipo: “Ananas, fotografia, notizie, rumors, hot, iPhone6, soldi facili, isola dei famosi, pasta, Italia, expo… “, dove la parola fotografia è appunto la parola chiave che l’utente ha inserito su Google! Una meta description funzionale per un articolo di fotografia, invece, è: “Entra nel mondo della fotografia, vieni su il_mio_sito e grazie ai nostri esperti fotografi, sarai in grado di scattare fantastiche fotografie”. In tal modo, anche gli utenti che cercano le parole: “esperti fotografi”, o “fantastiche fotografie”, riusciranno a trovarti! Per inserire la meta description nel tuo sito, usa il tag HTML meta all’inizio di ogni articolo, inserendo nella sezione content il riassunto dell’articolo.
IMMAGINI CHE VALGONO PAGERANK
Inserire un’immagine all’inizio di un articolo è una buona abitudine, ma hai mai pensato che il nome stesso dell’immagine possa contenere parole chiavi per attirare nuovi visitatori? Del resto, anche tu avrai usato migliaia di volte www.google.it/imghp. Nel linguaggio HTML, per ogni immagine, oltre al titolo, è possibile inserire un attributo descrittivo, il tag alt. Questo tag può essere usato per migliorare l’indicizzazione, quindi, per ogni immagine che inserisci, oltre al titolo fornisci un breve testo correlato. Nella foto di un calciatore, inserisci nel tag alt il suo nome e cognome; oppure, con un altro esempio: <IMG SRC=”GuidaSEO.jpg” width=”10″ height=”10″ alt=”SEO – Il manuale perfetto!”). Usa il tag alt nelle principali immagini incluse in una pagina o in un articolo, in particolare se l’immagine rappresenta un prodotto, un servizio o un marchio. Se puoi, inserisci anche una parola chiave. Ovviamente, il testo deve essere breve. Non inserire più di due o tre parole nel tag alt e, soprattutto, non usarli per inserire parole chiave confusionarie e inutili. Per inserire un tag alt usa semplicemente il campo “testo alternativo” presente in tutti gli editor alla voce link.
DIVENTA UN PUBLISHER
Sei a buon punto! Hai presentato il sito a Google, ottimizzato i contenuti, pubblicato articoli di qualità elevata, ma… per iniziare a guadagnare devi fare in modo che compaia la pubblicità (altrimenti chi ti paga?). In pratica, devi diventare un “publisher”, affiliandoti al circuito pubblicitario Google AdSense. Collegati su www.googie.com/ adsense/starteclicca su Get started now. Compila il form inserendo l’URL completo del sito Web (http://www. il_mio_sito.it). Inserisci poi tutte le informazioni richieste. Ricorda di mettere solo dati veri e reali, altrimenti verrai escluso dal circuito pubblicitario e non sarai in grado di monetizzare con le pubblicità. Clicca su Invia Domanda e attendi la risposta del centro di controllo Google AdSense, che ti arriverà via email. Possono trascorrere diversi giorni dall’inoltro della domanda, prima di conoscere l’esito della risposta. Il tempo è necessario affinché gli operatori di Google possano effettuare approfonditi controlli sul tuo sito. Tieni presente che non tutti i siti Web vengono accettati da Google. Nel caso in cui il tuo sito venga rifiutato, non abbatterti! Puoi sempre registrarti a un servizio di advertising alternativo.
CONOSCI ADSENSE
Se AdSense ti ha “concesso la grazia”, accettando il tuo sito Internet come affiliato, è giunta l’ora di comprendere il funzionamento dei banner. Si tratta di veri e propri spazi pubblicitari che generano guadagni per chi li espone, ma solo se vengono visualizzati e diccati dagli utenti. I guadagni dei banner variano quindi in base al numero di visualizzazioni e in base alla loro dimensione/posizione all’intemo della pagina Web. A parità di visualizzazioni, un banner collocato nella parte alta della pagina genererà maggiori guadagni rispetto allo stesso banner posizionato in fondo alla pagina. Per capire quanto paga un singolo banner, è obbligatorio approfondire la terminologia utilizzata dal servizio Google AdSense, solo così potrai comprendere al meglio i tuoi guadagni.
CTR (Click through rate): è un valore in percentuale che indica quante volte è stato cliccato un annuncio, in relazione alle sue visualizzazioni. Il CTR è dato dal rapporto tra i clic sul banner e il numero delle sue visualizzazioni.
Clic: molto semplicemente è il numero di clic ottenuti sugli annunci.
CPC (Cost per click): è l’importo guadagnato per ogni clic fatto sopra un annuncio del tuo sito. Si tratta di un valore “storico”, in quanto Google non permette di conoscere a priori i guadagni dei suoi banner. La voce CPC nei rapporti di Google è data infatti dal rapporto tra guadagni e numero di clic ottenuti nella frazione di tempo indicata.
RPM (Revenue per Mile): Sono le entrate generate da un banner, ogni mille volte che viene visto. Indica quindi il guadagno ottenuto ogni 1.000 visualizzazioni del sito.
Ad esempio, se abbiamo guadagnato 4 euro con 2.200 visualizzazioni della pagina, l’RPM sarà di € 1,81.
INSERISCI I BANNER
Per inserire un banner, devi ottenere il codice sorgente dell’annuncio stesso. Per farlo, accedi al sito www.google. com/adsense, dalla dashboard principale, apri la scheda
I miei annunci. Nella barra laterale, seleziona la voce Contenuti. Fai die su +Nuova unità pubblicitaria, assegnandogli un nome. In Dimensione annuncio, scegli la dimensione dell’annuncio da mostrare. Clicca su Salva e ottieni codice. Copia quindi il codice ottenuto.
Se hai un sito in HTML, inserirai gli annunci utilizzando l’editor di testo, modificando manualmente il sorgente della pagina Web in cui desideri visualizzare gli annunci AdSense. Apri, ad esempio, il file index.html e incolla il codice copiato nel punto esatto in cui desideri mostrarlo, ma sempre tra i tag <BODY> e </BODY>. Se il codice viene incollato esternamente ai tag <BODY>, gli annunci non verranno visualizzati. Salva le modifiche e ricarica la pagina Web nel tuo server. Gli annunci verranno visualizzati subito. Se invece usi un CMS come WordPress, puoi usare un plug-in automatico, come Google AdSense, che ti permetterà in pochi clic di accedere al tuo account AdSense e gestire e/o inserire i banner nei tuoi articoli.
PIÙ È GRANDE, PIÙ GUADAGNI
Ora che sai inserire i banner devi chiederti: “qual è quello che genera più guadagni?”. La risposta a è abbastanza semplice: maggiore sarà lo spazio pubblicitario concesso, maggiore sarà il guadagno generato. In parole povere, inserendo banner AdSense più grandi avrai maggiori entrate. Qui trovi la lista dei banner consigliati da AdSense (le misure sono espresse in pixel).
ANCHE LA POSIZIONE CONTA
Anche in questo caso, non c’è una soluzione unica.
Ogni tipologia di sito e design ha un comportamento differente a riguardo, ma, in linea di massima, gli annunci devono essere posizionati nella prima parte del sito, quella che si visualizza senza effettuare lo serali con il mouse. Così come suggerito da Google, le zone più adatte dove posizionare i banner AdSense sono quelle in cui ricade l’occhio del lettore. Pertanto, posiziona i tuoi annunci nelle aree “titolo”, “contenuto dell’articolo”,
“sidebar” e “header del tema”, secondo lo schema seguente. Inserisci un banner 728×90 sopra il titolo dell’articolo, uno con dimensioni 300×250 più o meno a metà dell’articolo e uno Skyscraper da 160×600 nella sidebar laterale, se presente (altrimenti inserisci un banner 336×280 alla fine deH’articolo).
NON PIÙ DI TRE!
Tre è il numero perfetto. Sarà per questo che Google ha impostato a 3 il limite massimo di banner inseribili in una singola pagina Web? Secondo il regolamento di AdSense, infatti, non puoi far visualizzare più di 3 annunci contemporaneamente. Non credere dunque che rimpinzando il sito di banner i tuoi guadagni possano diventare infiniti. Dal quarto annuncio in poi, le pubblicità non verranno più visualizzate. Attieniti sempre alle norme del regolamento del circuito AdSense.
PERSONALIZZA GLI ANNUNCI
L’aspetto grafico degli annunci presenti su un sito, può essere determinante per i guadagni. Un annuncio in contrasto con i colori e lo stile del sito è inopportuno e potrebbe infastidire i lettori facendoli scappare via. Ormai sappiamo che perdendo visite si perdono soldi! Personalizza quindi anche l’aspetto grafico dei tuoi annunci, per farlo accedi al tuo account AdSense (www.google.com/adsense) e vai nella sezione Unità pubblicitarie (in I miei annunci). Modifica un’unità già esistente (o crearne una nuova) e clicca sul pulsante Utilizza le impostazioni personalizzate posizionato in basso. Da qui modifica a piacere il font e la sua dimensione, modifica il colore del testo e dei link dell’annuncio, rendendoli più simili al design del tuo sito.
GUADAGNI E PAGAMENTI
Ora che è tutto pronto, il tuo sito inizierà a generare introiti con AdSense. Da www.googte.com/adsense puoi visualizzare la tua dashboard con i relativi guadagni. Purtroppo, non sarai ancora in grado di prelevare gli importi maturati. Affinché AdSense liquidi un pagamento è necessario maturare almeno 10 euro di entrate; dopodiché devi completare gli step della procedura di verifica dei pagamenti. Su AdSense fai clic sull’icona a forma di ingranaggio e seleziona Pagamenti, successivamente vai su Impostazioni pagamento. Seleziona la forma di pagamento desiderata. A seconda dell’indirizzo scelto per i pagamenti, potrebbero essere disponibili varie opzioni, tra cui trasferimento elettronico di fondi (SEPA), o pagamento tramite assegno, bonifico bancario o Western Union Quick Cash. Nella sezione Forme di pagamento disponibili fai clic su Aggiungi nuovo conto bancario o su Aggiungi nuova forma di pagamento. Se hai raggiunto la soglia minima per i pagamenti (€10), clicca nuovamente sull’ingranaggio in alto a destra e visita la pagina Impostazioni account. Nella sezione Impostazioni pagamento, fai clic su aggiorna i dati fiscali e compila i dati richiesti. Google ti invierà tramite posta ordinaria una lettera contenente un codice PIN (consegnato nel giro di 2-3 settimane). Senza tale codice non potrai verificare la tua identità e il tuo indirizzo, e quindi non potrai ricevere i pagamenti. Ricevuto il PIN, accedi nuovamente alla dashboard tuo account AdSense e segui le indicazioni riportate nella lettera che hai ricevuto. Se il saldo corrente raggiunge la soglia di pagamento entro la fine del mese, viene avviato il periodo di elaborazione del pagamento della durata di 21 giorni, trascorso il quale il pagamento verrà emesso. In caso contrario, il saldo verrà riportato nel mese successivo, in attesa di raggiungere la soglia necessaria per chiederne la liquidazione.