Pignoramento immobiliare: scopri se il Fisco può sottrarti la casa! La verità ti lascerà senza parole!

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Quando i debitori ricevono una cartella esattoriale dal Fisco, la possibilità di subire il pignoramento della propria casa diventa una preoccupazione legittima. La crisi economica, caratterizzata da una forte inflazione e dall’aumento dei prezzi di tutti i generi alimentari e non solo, sta mettendo in crisi molte famiglie italiane.

Infatti, non tutte le famiglie riescono ad affrontare le scadenze dei pagamenti e rischiano di subire sanzioni da parte del Fisco e di altri enti di riscossione. Tra queste sanzioni, la più grave è il pignoramento dei beni del debitore, che corrisponde all’esecuzione forzata per recuperare la somma dovuta. In particolare, il pignoramento della casa è una delle principali preoccupazioni dei debitori, che si chiedono se il Fisco possa procedere a tale esecuzione.

La normativa prevede che la casa del debitore utilizzata come residenza principale e civile abitazione non possa mai essere pignorata dal Fisco, a patto che non sia accatastata come immobile di lusso (categorie A/1, A/8 e A/9) e che sia l’unica casa di proprietà del debitore.

Questo vale indipendentemente dall’ammontare del debito. Tuttavia, il Fisco può iscrivere un’ipoteca sulla casa solo se il credito supera i 20.000 euro. In questo caso, se la banca o un altro creditore terzo dovesse avviare il pignoramento, il Fisco potrebbe far valere i propri interessi in base al grado di ipoteca.

È importante sottolineare che solo quando il creditore è l’Agenzia delle Entrate Riscossione si può far valere il divieto di pignoramento della prima casa, mentre i creditori privati come banche o finanziarie possono procedere al pignoramento.

Tuttavia, il Fisco può procedere al pignoramento della prima casa in determinate condizioni: il credito deve superare i 120.000 euro o il debitore deve possedere più proprietà con un valore complessivo di 120.000 euro ed è stata ricevuta notifica di una cartella esattoriale dal Fisco, che ha poi iscritto un’ipoteca sulla casa.

Molte persone si chiedono se sia possibile salvare la casa dal pignoramento inserendola in un fondo patrimoniale, ma la risposta è negativa. Infatti, secondo la normativa, il pignoramento è valido anche quando i debiti sono causati da bisogni familiari, inclusi i debiti fiscali legati all’attività lavorativa.

Inoltre, la casa non viene salvata dal pignoramento nemmeno se è intestata al coniuge o al figlio tramite donazione. Il Fisco ha 5 anni di tempo per contestare la donazione e, in caso di revoca, può procedere al pignoramento. Inoltre, se il debito supera i 50.000 euro e riguarda l’IRPEF o l’IVA, l’intestatario della casa può essere denunciato per il mancato pagamento delle imposte.

Forse l’unico modo per salvare la casa dal pignoramento potrebbe essere una separazione consensuale dal coniuge. Tuttavia, anche in questo caso bisogna fare attenzione, poiché il Fisco potrebbe scoprire che la separazione è simulata e procedere comunque al pignoramento.

Pignoramento, il Fisco può prendere anche la tua casa? La risposta ti sorprenderà

Molte famiglie italiane si trovano in difficoltà a causa della crisi economica, con l’aumento dei prezzi dei generi alimentari e dell’inflazione. Quando ricevono una cartella esattoriale dal Fisco, i debitori temono il pignoramento della propria casa. Tuttavia, la legge prevede che la casa del debitore utilizzata come residenza principale e civile abitazione non può mai essere pignorata dal Fisco, a meno che non sia accatastata come lusso o non sia l’unica proprietà del debitore. Il Fisco potrebbe però iscrivere un’ipoteca sulla casa se il credito supera i 20mila euro. I creditori privati, come banche o finanziarie, possono procedere al pignoramento della prima casa. In caso di crediti superiori a 120mila euro, possesso di più proprietà dal valore complessivo di 120mila euro e iscrizione di un’ipoteca sulla casa, il Fisco può anche pignorare la prima casa. La casa non può essere salvata dal pignoramento inserendola in un fondo patrimoniale. Nemmeno se è intestata al coniuge o al figlio tramite donazione, poiché il Fisco può contestare la donazione entro 5 anni. L’unica possibilità potrebbe essere una separazione consensuale dal coniuge, ma anche in questo caso è necessaria attenzione poiché il Fisco potrebbe scoprire che è simulata e procedere al pignoramento.