Partite Iva: l’arrivo di una stangata senza precedenti preoccupa i cittadini

0

Le Partite Iva inattive e quelle definite “Apri e Chiudi” sono state messe sotto stretta osservazione dall’Agenzia delle Entrate, che promette un’azione vigorosa per contrastare l’inattività di tali pratiche, come richiesto dal Testo Unico delle imposte sui redditi. L’obiettivo è eliminare le Partite Iva che dimostrano di essere inattive da un lungo periodo di tempo.

I dati recenti dell’Agenzia delle Entrate mostrano un numero impressionante di queste Partite Iva. Le informazioni aggiornate al 31 luglio scorso indicano che oltre 800 mila di esse sono rimaste inattive per almeno tre anni, mettendole a rischio di possibile chiusura d’ufficio.

Ma non è solo la stagnazione finanziaria a destare preoccupazione. Vi è anche il fenomeno delle Partite Iva che nascono solo per perpetrare truffe, chiudendo poco dopo aver raggiunto il proprio scopo.

Per individuare le pratiche a rischio, l’Agenzia delle Entrate dispone di nuovi strumenti previsti dal Testo Unico delle imposte sui redditi. Conformemente a questo provvedimento, l’Agenzia è autorizzata a chiudere d’ufficio le Partite Iva che non hanno presentato la dichiarazione IVA né registrato redditi di impresa o di lavoro autonomo negli ultimi tre anni.

Per il 2023, l’attenzione sarà rivolta agli anni 2019, 2020 e 2021 per individuare le Partite Iva soggette a chiusura d’ufficio. I dati aggiornati al 31 luglio scorso indicano che almeno 800 mila Partite Iva rispondono a questi criteri e potrebbero quindi essere soggette a chiusura.

La procedura di chiusura non sarà immediata: l’Agenzia delle Entrate comunicherà ai titolari delle Partite Iva interessate la data di possibile sospensione. I titolari avranno un periodo di 60 giorni dalla ricezione dell’avviso per spiegare le ragioni dell’inattività degli ultimi tre anni e poter così evitare la chiusura.

Un trattamento diverso è riservato alle imprese e ai professionisti con Partite Iva soggette a chiusura d’ufficio non per inattività, ma a causa di “grave e/o sistematica evasione e inadempimento fiscale”. Queste sono le cosiddette Partite Iva “apri e chiudi”, create per scopi specifici e poi chiuse quando è necessario pagare le imposte. Attualmente, circa 500 attività sono sotto osservazione a causa di anomalie soggettive e transazioni economiche rilevanti, con oltre 2 miliardi di fatture emesse.

L’Agenzia delle Entrate ha già chiuso più di 1.200 di queste pratiche nei mesi recenti, grazie ai nuovi strumenti forniti dalla Legge di Bilancio più recente. Nel caso in cui venga identificato un profilo di rischio, la chiusura sarà inevitabile. L’unica opzione sarà aprire una nuova Partita Iva, ma sarà necessario presentare una fideiussione di almeno 3 anni con un importo minimo di 50 mila euro (o correlato alle violazioni commesse).

Partite Iva, in arrivo stangata senza precedenti: cittadini preoccupati

L’Agenzia delle Entrate sta intensificando la sua azione per contrastare l’inattività delle Partite Iva. Secondo quanto previsto dal Testo unico delle imposte sui redditi, è necessaria una pulizia delle pratiche inattive al fine di eliminare le Partite Iva che dimostrano prolungata inattività. Secondo i dati recenti dell’Agenzia delle Entrate, più di 800 mila Partite Iva risultano inattive da almeno tre anni e potrebbero essere soggette a chiusure d’ufficio. Inoltre, preoccupano le Partite Iva che vengono aperte solo per perpetrare truffe e vengono chiuse poco dopo aver raggiunto il proprio scopo. L’Agenzia delle Entrate utilizza nuovi strumenti per individuare pratiche a rischio e sarà rivolta particolare attenzione agli anni 2019, 2020 e 2021 per individuare le Partite Iva soggette a chiusura d’ufficio. I titolari avranno 60 giorni per spiegare le ragioni dell’inattività e evitarne la chiusura. Per quanto riguarda le Partite Iva soggette a chiusura per evasioni fiscali gravi e/o sistematiche, sono attualmente sotto osservazione circa 500 attività con oltre 2 miliardi di fatture emesse. L’Agenzia ha già chiuso più di 1.200 di queste pratiche grazie ai nuovi strumenti forniti dalla Legge di Bilancio più recente. Nel caso in cui venga identificato un profilo di rischio, la chiusura sarà inevitabile e l’unica opzione sarà aprire una nuova Partita Iva presentando una fideiussione di almeno tre anni con un importo minimo di 50 mila euro.