Oxenfree 2: Lost Signals – Il paranormale che conquista la PS5: Una recensione avvincente sull’indie che ti terrà con il fiato sospeso!

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Oxenfree 2: Lost Signals è il tanto atteso sequel di Oxenfree, uno degli indie più interessanti degli ultimi dieci anni. Il gioco originale, uscito nel 2016, ha conquistato i giocatori grazie alla sua trama fantascientifica incentrata su giovani protagonisti e al suo stile narrativo e stilistico. I creatori di Oxenfree, Night School Studios, hanno dichiarato che le principali fonti di ispirazione per il gioco sono state Poltergeist – Demoniache presenze del 1982 e Stand by Me, l’opera di formazione di Stephen King trasposta al cinema da Rob Reiner.

Lost Signals non vuole discostarsi dalla sua controparte precedente, ma si pone come una continuazione diretta, quasi come se volesse costruire un unico corpus. Tuttavia, la qualità delle due parti è la stessa? È Lost Signals un degno sequel di Oxenfree? Scopriamolo nella nostra recensione.

La storia di Lost Signals ruota attorno a Riley Poverly, una giovane donna che fa ritorno nella sua città natale, Camena, per riavviare la sua vita. La tranquilla cittadina costiera si trova proprio di fronte a Edwards Island, il luogo in cui si svolgeva il primo capitolo. Riley ha iniziato un nuovo lavoro come ricercatrice ambientale e fin dall’inizio del gioco viene incaricata di scoprire la causa di strane frequenze radio che disturbano la strumentazione elettronica. Le viene fornito un walkie-talkie per rimanere in contatto con Evelyn, capo delle ricerche, e una radio. Inoltre, le viene assegnato un collega di nome Jacob Summers, un appassionato di elettronica con una propensione per il soprannaturale. I due iniziano subito a indagare e decidono di recarsi a installare dei trasmettitori in luoghi situati a oltre 3000 piedi di altitudine per saperne di più sulle frequenze radio. Presto la situazione prende una piega inspiegabile, con strani triangoli nel cielo che sembrano essere portali verso altre dimensioni. Lo spazio-tempo sembra essere stato colpito duramente e strane figure cercano di entrare in contatto con Riley.

Ma non è l’unico mistero da risolvere: a Camena c’è una setta di ragazzi mascherati che sembrano essere coinvolti in qualcosa di molto più grande di loro. Mentre i fenomeni paranormali si intensificano, Riley si rende conto di essere personalmente coinvolta in maniera più profonda di quanto avesse mai immaginato.

Dal punto di vista della trama, il gioco mantiene lo stesso stile narrativo e la stessa progressione del primo capitolo. Entrambi possono essere classificati come “walking simulator” in terza persona, in cui i dialoghi e l’atmosfera svolgono un ruolo chiave. La storia di Lost Signals si inserisce perfettamente nel genere della fantascienza e, se nel prequel erano presenti elementi più tipici delle avventure giovanili alla Stand by Me e The Goonies, in questo caso la trama si concentra in modo più particolare su Riley, considerando che ci sono solo due personaggi principali. Le influenze narrative e stilistiche rimangono le stesse, con Poltergeist come fonte principale e Incontri ravvicinati del terzo tipo come opera con cui confrontarsi per trovare similitudini con altri media dello stesso genere. Inoltre, si possono notare alcuni richiami a Stranger Things, che ormai rappresenta un punto di riferimento nel genere della fantascienza.

Uno degli elementi principali di Oxenfree 2 è il sistema dei dialoghi, che gioca un ruolo fondamentale nell’esperienza di gioco. Le scelte che il giocatore fa durante i dialoghi hanno un impatto sulla trama e sul rapporto che si instaura tra Riley e gli altri personaggi. Oltre a Jacob, il giocatore può interagire con altri personaggi che vengono incontrati durante il gioco o tramite il walkie-talkie. Questi personaggi possono offrire missioni secondarie come la ricerca di oggetti specifici sulla mappa e spesso desiderano solo conversare. Il modo in cui il giocatore risponde o ignora questi personaggi influenzerà il rapporto con loro e potrebbe sbloccare nuove opzioni di dialogo. Anche se il sistema dei dialoghi non è così ramificato come in altri giochi narrativi, offre comunque una buona varietà e può portare a risultati interessanti.

Oxenfree 2 ha una durata di circa 5-6 ore, ma offre la possibilità di sbloccare finali alternativi, il che lo rende rigiocabile. I dialoghi sono ben scritti e vengono forniti anche i sottotitoli in italiano, ma a volte possono risultare un po’ ridondanti su certi concetti. In più di un’occasione mi sono imbattuto in situazioni in cui il dialogo sembrava essere finito, ma poi ripartiva con ripetizioni che potevano essere evitate.

Dal punto di vista dell’esplorazione, Oxenfree 2 presenta una novità rispetto al primo capitolo: la maggiore verticalità. Grazie alla sua esperienza nell’esercito, Riley è agile e non ha paura dell’altezza, il che permette di arrampicarsi. Nel gioco sono presenti sezioni di platforming semplici e nelle zone più alte è possibile utilizzare una corda per salire e scendere dove non ci sono sentieri. Le scalate non rappresentano una vera e propria meccanica di gioco in quanto non è possibile fallire, ma servono a variare l’esplorazione della mappa, evitando che diventi monotona. Tuttavia, ci sono momenti in cui è necessario tornare indietro più volte negli stessi luoghi per raggiungere nuovi obiettivi, il che potrebbe risultare un po’ tedioso.

Un altro elemento importante del gioco è la radio, che permette di ottenere nuove informazioni, scoprire nuovi personaggi e risolvere piccoli enigmi. I portali triangolari nel cielo possono essere aperti sintonizzandosi sulla stazione radio corretta e conducono il giocatore in altre dimensioni, mostrando il passato della città. Alcune situazioni richiedono di proiettarsi nel passato per risolvere determinate situazioni. La radio viene utilizzata anche per aprire serrature tramite un mini-gioco che richiede di allineare figure geometriche. Sarebbe stato bello avere qualche mini-gioco in più per variare ulteriormente l’esperienza.

Dal punto di vista estetico, Oxenfree 2 è una piccola meraviglia,

Oxenfree 2: Lost Signals | Recensione dell’indie paranormale (PS5)

Il primo Oxenfree, uscito nel 2016, è considerato uno degli indie più interessanti degli ultimi dieci anni grazie alla sua trama fantascientifica per giovani, sia dal punto di vista narrativo che stilistico. Il nuovo capitolo, Lost Signals, si colloca come un sequel diretto del suo predecessore, cercando di creare un universo coerente. Ma la qualità dei due giochi è la stessa? Lost Signals è un degno sequel di Oxenfree? Nel secondo gioco, Riley Poverly torna nella sua città natale per iniziare una nuova vita come ricercatrice ambientale, dove deve indagare su strane frequenze radio che interferiscono con l’equipaggiamento elettronico. Con l’aiuto di un walkie-talkie e una radio, Riley si unisce a Jacob Summers per installare dei trasmettitori e scoprire la causa di questi fenomeni paranormali. Tuttavia, non è solo la presenza di misteriose figure e triangoli nel cielo ad affrontare Riley, ma anche una setta di ragazzini mascherati che sembrano essere coinvolti in qualcosa di più grande di loro. La trama di Lost Signals si inserisce perfettamente nel contesto fantascientifico del primo capitolo e si concentra principalmente sul personaggio di Riley. Le fonti di ispirazione rimangono le stesse, come Poltergeist e Incontri ravvicinati del terzo tipo, con alcune influenze di Stranger Things. Il gioco, che si basa su un sistema di dialoghi, dura circa 5/6 ore e offre la possibilità di sbloccare diversi finali. Sia esteticamente che narrativamente, Lost Signals mantiene lo stesso stile del suo predecessore. L’esplorazione è resa interessante dalla presenza di scalate e dalla possibilità di utilizzare una radio per ottenere informazioni e risolvere enigmi. Nonostante qualche problema di stabilità, il gioco offre un’atmosfera coinvolgente e un doppiaggio inglese di qualità. Nel complesso, Lost Signals è un sequel coerente che potrebbe aver beneficiato di qualche novità in più, ma comunque piacevole da giocare.