Ho avuto l’onore di vedere in anteprima la serie live action di One Piece, due giorni prima della sua uscita ufficiale. Mi è stato richiesto di dare le mie impressioni, ma è difficile anche sapere da dove iniziare. Partendo dal lato emotivo, la serie mi ha emozionato molto. Più di una volta mi sono trovato a tremare dall’eccitazione e dalla commozione. Quando questa serie è stata annunciata anni fa, sono rimasto scettico. Non credevo che fosse possibile trasporre in live action un mondo così folle e a tratti grottesco come quello di One Piece. Eppure, ci sono riusciti senza tradire lo spirito dell’opera originale, anche se apportando diverse modifiche. Era impensabile aspettarsi una copia identica del manga; molti eventi sono stati ridotti e rimaneggiati, ma ciò ha giovato alla coerenza interna della serie, che è riuscita a donare ulteriore solidità a un mondo che già prima percepivo come tangibile. Paradossalmente, alcune parti della trama risultano più plausibili rispetto al manga, proprio grazie alla natura live action del prodotto. L’eliminazione di alcune scene che alla fine sarebbero state irrilevanti o dannose per il ritmo generale ha giovato all’insieme. Spesso, guardando la serie, mi sono chiesto a cosa stessi assistendo, per quanto surreale. Ero incredulo di fronte a certe scene “dal vivo”. Mi è sembrato che il mondo di One Piece potesse esistere davvero. Sono stato colto dalla voglia di salpare per il mare alla ricerca di tesori, formare una ciurma e vivere ogni genere di avventura con i miei fedeli amici. La serie è stata realizzata e curata da qualcuno che ha studiato a fondo l’opera originale, si percepisce. Anche se molte parti sono state necessariamente trascurate, i temi principali dei primi volumi sono tutti presenti: l’amicizia, la volontà ereditata, le nuove generazioni che prendono il posto delle vecchie, il concetto di tesoro, l’importanza di inseguire i propri sogni, di conoscere il proprio ruolo nel mondo e di saper distinguere il bene dal male, indipendentemente dalla posizione che si ricopre. È stata data maggior importanza al manga che all’anime, come si evince da alcune scelte molto più fedeli alla visione di Oda piuttosto che all’adattamento della Toei, come ad esempio il motivo per cui Rufy ha la cicatrice sotto l’occhio e Zeff è senza una gamba. Questo live action spesso si avvicina di più all’anime e talvolta addirittura al manga. Le ingenuità presenti nel primo capitolo di One Piece sono state limati e modificate, poiché in un live action non avrebbero funzionato. Mi riferisco a cose che nel manga facevano storcere il naso, come ad esempio il fatto che Shanks sembrava non dare molta importanza al frutto Gom Gom, lasciandolo sul bancone come se fosse una cosa insignificante, quando in realtà è un oggetto molto prezioso, addirittura più di qualsiasi tesoro presente sulla Red Force, e questo viene messo in risalto nella serie. Nel complesso, ho molto apprezzato tutto il flashback di Rufy, che secondo me funziona ancora meglio rispetto al manga. La ciurma di Shanks è praticamente la stessa che conosciamo, con alcune scelte di casting che potrebbero non piacere, non per questioni di colore della pelle di Lucky Roux, almeno spero, ma per quanto riguarda l’aspetto brutto di Shanks e soprattutto di Ben Beckman. Alla fine, mi sono abituato a Shanks, credo che il cappello di paglia non gli doni, è troppo infantile per lui, ma Ben Beckman è decisamente diverso dal personaggio figo che è nel manga. Eppure, sebbene all’inizio la cosa possa sembrare strana, ci si rende subito conto che non si può pretendere estrema fedeltà in tutto questo. Shanks, Ben Beckman e la ciurma sono pirati, non protagonisti di un reality show. Non c’è scritto da nessuna parte che debbano per forza essere bellissimi, non è una caratteristica intrinseca di quei personaggi e forse addirittura avrebbero perso credibilità. Lo stesso vale per Roger e i suoi denti gialli. Finché vengono rappresentati per ciò che sono, cioè dei pirati, non mi lamento. I pirati, oltre ad essere brutti, spesso sono anche violenti. Il live action ha cercato di valorizzarsi soprattutto come tale, restituendo un mondo piratesco che, nonostante sia sopra le righe, rimane ancorato alla nostra immaginazione. In questo senso, Alvida è perfettamente rappresentata e ci mostra fin da subito tutta la violenza che dovrebbe caratterizzare questo mondo. È giusto che una come lei spacchi i cranii con la sua collezione di mazze chiodate. È evidente che abbiano cercato di rendere tangibile la morte, cosa che purtroppo nel manga e nell’anime spesso manca. Certamente, non ho mai creduto che uno dei protagonisti potesse morire, nemmeno quando era in fin di vita, ma questo solo perché conosco la storia e so come va avanti. In un live action, non è possibile trattare la morte con leggerezza. Non sarebbe stato credibile un pirata o un spadaccino che non uccidesse nessuno, ma allo stesso tempo era necessario dare il giusto peso a momenti critici come la sconfitta di Zoro per mano di Mihawk, facendoci percepire la gravità della situazione. La regia ha voluto mantenere un’estetica fumettosa, utilizzando molte inquadrature che richiamano il manga, ma raccontando le vicende in una maniera che si prende sul serio, evitando di diventare troppo caricaturale senza per questo rinunciare a momenti che ci strapperanno più di una risata. Certe dinamiche sono molto azzeccate, soprattutto quelle della ciurma. Molto apprezzabile anche il rapporto che si instaura tra Garp e Koby e tra quest’ultimo e Helmeppo, personaggi che qui vengono approfonditi più che nel manga. Ciò è dovuto alle molte libertà prese dalla serie, che fanno coincidere l’arruolamento di Koby con l’avventura dei Mugiwara. Nonostante all’inizio questa cosa possa far storcere il naso, si capisce che ha perfettamente senso, in quanto Garp serve a far convergere la serie verso una conclusione, mettendo un punto a questa avventura di Rufy nel mare orientale. Garp è uno dei personaggi più affascinanti di questa prima stagione, meno ingenuo ma comunque in linea con l’originale. Hanno raggiunto un equilibrio perf
One Piece, la recensione completa della serie Netflix
Il testo riporta le impressioni di una persona che ha avuto l’opportunità di vedere in anteprima la serie live action di One Piece. L’autore si dice emozionato e colpito dallo spettacolo, e non sa da dove iniziare per descriverlo. Non credeva che fosse possibile tradurre il mondo folle e grottesco di One Piece in una serie live action, ma è rimasto piacevolmente sorpreso nel vedere che lo spirito dell’opera originale è stato preservato, nonostante alcune modifiche. La serie è stata condensata e rimescolata per migliorarne la coerenza interna, e, paradossalmente, alcuni passaggi narrativi sono diventati più plausibili rispetto al manga. Il live action ha affrontato temi importanti come l’amicizia, la volontà, le nuove generazioni, il concetto di tesoro e l’importanza di inseguire i propri sogni. La serie si è dimostrata fedele al manga e ha fatto scelte più vicine alla visione dell’autore originale rispetto all’adattamento dell’anime. Alcune ingenuità presenti nel manga sono state modificate per renderle più credibili nel contesto live action. La serie è stata curata da qualcuno che ha studiato l’opera originale, il che si nota. Le scene sono state realizzate con stile cinematografico occidentale, mantenendo un’estetica fumettosa. Le dinamiche della ciurma sono ben rappresentante e sono stati sviluppati alcuni personaggi in modo più approfondito rispetto al manga. Le scene d’azione sono divertenti e ben realizzate, riuscendo a ricreare l’atmosfera dell’anime e del manga. I dialoghi rispettano lo spirito dei personaggi e le interpretazioni degli attori rendono i personaggi più tridimensionali. Il testo si conclude sottolineando che la serie ha tutte le possibilità di attirare nuovi fan dell’anime e aumentare le vendite del manga.