Monochrome Mobius: una recensione avvincente sulla PS5 che pone l’accento sui diritti e sui torti dimenticati

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Giochi di Ruolo, sia orientali che occidentali, sono sempre un’attrazione irresistibile. Ovunque ci si volti, c’è sempre un nuovo gioco che ci aspetta, che sia una produzione “minore” ma di grande valore come Chained Echoes oppure la famosa serie AAA del momento. Nel mezzo, ci sono giochi che non riescono a emergere per vari motivi ma che comunque comunicano qualcosa, soprattutto se espandono un mondo già conosciuto. Questo è il caso di Monochrome Mobius: Rights and Wrongs Forgotten, sviluppato da Aquaplus e Design Act, che si colloca a metà strada tra Utawarerumono: Prelude to the Fallen e la serie Mask, facendo da preludio a quest’ultima. Il fatto che si faccia riferimento a personaggi, luoghi o eventi noti ai fan di Utawarerumono non impedisce comunque di godere di questa storia in sé – semplicemente, chi conosce gli altri videogiochi coglierà alcuni dettagli in più. È importante sottolineare che tutti i giochi citati sono visual novel, rendendo Monochrome Mobius: Rights and Wrongs Forgotten un capitolo unico nel suo genere di Giochi di Ruolo. L’ho giocato per diverse ore su PlayStation 5 e, nonostante abbia dei spunti interessanti, si muove in una dimensione in cui non riesce a differenziarsi in modo particolare. Nonostante una storia interessante e un sistema di combattimento “ad anelli”, manca l’approfondimento di alcuni elementi che avrebbero meritato un’attenzione maggiore o una risoluzione più autonoma, mentre negli altri aspetti non brilla particolarmente. Potrebbe essere un’aggiunta imperdibile per gli appassionati dell’universo narrativo, mentre per i giocatori meno esperti, e ribadisco che la storia può essere compresa anche senza conoscenze pregresse, il gioco non offre molte ragioni per essere preso in considerazione. Vediamo quindi cosa ha funzionato e cosa no in Monochrome Mobius: Rights and Wrongs Forgotten. Mio padre è anche tuo padre?! La storia si apre con i personaggi di Pashpakur e Shunya, padre e figlia impegnati nell’attivazione di un strano dispositivo che dovrebbe fungere da teletrasporto. Prima che riescano a completare il teletrasporto, i loro inseguitori capitanati da un certo Mayacowl, che chiama Pashpakur un traditore, li raggiungono e cercano di fermarli. Decidendo di rimanere indietro per tenerli impegnati, Pashpakur riesce a far passare Shunya attraverso il teletrasporto seguita da un piccolo gruppo di nemici. Il destino di Pashpakur è incerto, anche se si può intuire il peggio. Dall’altra parte, Shunya incontra Oshtor, un giovane uomo che vive in un villaggio rurale e che Pashpakur le ha chiesto di trovare. Con grande sorpresa di entrambi, sembra che Pashpakur sia anche il padre di Oshtor: una rivelazione che solleva molte domande, soprattutto perché Oshtor dichiara di aver perso suo padre tempo fa. Qualcosa non quadra e c’è la possibilità che Shunya stia mentendo; allo stesso tempo, però, Oshtor è tormentato dal dubbio e accetta di accompagnare la ragazza nella sua missione di ricongiungersi con colui che continua a chiamare padre. Oshtor, figlio di Pashpakur e fratellastro (?) di Shunya Come è prevedibile, questo viaggio è solo l’inizio di una grande avventura in cui gli intrighi e i misteri sono padroni della scena: una storia interessante, sebbene manchi di risolvere alcuni aspetti o lasci altri irrisolti e si basi su alcuni stereotipi fastidiosi, a cominciare da Shunya stessa, che alterna momenti di serietà ad altri in cui ci resta solo da simpatizzare con Oshtor e sperare che le capiti qualche disgrazia temporanea. Anche se divisa in più capitoli, l’ho vista come una narrazione suddivisa in due grandi atti: il primo che segna l’incontro tra Oshtor e Shunya, una serie di scoperte legate alla figura del padre, la formazione di nuove amicizie e la preparazione a ciò che verrà, il tutto culminato in un evento fondamentale per la terra natale di Shunya e nel generale sviluppo delle dinamiche del gruppo; il secondo atto, invece, è dove la tensione aumenta, i pericoli diventano più concreti e gli eventi prendono finalmente forma fino a raggiungere una conclusione degna di nota. Ci sono rallentamenti soprattutto in questo secondo atto, così come alcune questioni lasciate irrisolte o trattate in modo troppo superficiale, ma posso dire senza dubbio che la storia ha le sue qualità e potrebbe essere un motivo sufficiente per proseguire fino alla fine. Potrebbe, appunto, se tutto il resto non risultasse piuttosto blando, ad eccezione del sistema di combattimento – che però da solo non è in grado di sostenere una struttura di gioco non particolarmente brillante. Un anello per domarli… Iniziamo proprio da quest’ultimo. Monochrome Mobius: Rights and Wrongs Forgotten presenta un sistema di combattimento basato su tre anelli concentrici: dal più esterno ed esteso al più interno e piccolo, i personaggi (sia alleati che nemici) si muovono in senso orario per raggiungere la posizione ottimale per attaccare. Con attacchi specifici, è possibile respingere indietro i nemici per riorganizzare le posizioni o prevenire un attacco e favorire invece uno dei nostri personaggi, il che offre una piccola dose di strategia. La parte più interessante, però, è la presenza dei tre anelli e la necessità di raggiungere quello più interno per massimizzare la frequenza dei nostri attacchi: ciò è possibile solo colpendo fisicamente un nemico “stordito”. Utilizzo le virgolette perché chi si trova in questa condizione non è veramente incapace di attaccare, può comunque farlo, ma apre un varco per avanzare verso gli anelli più interni. Ogni nemico, o personaggio del nostro gruppo, ha un indicatore invisibile di “stagger” che viene riempito.

Monochrome Mobius: Rights and Wrongs Forgotten | Recensione (PS5)

Il testo parla del gioco Monochrome Mobius: Rights and Wrongs Forgotten, sviluppato da Aquaplus e Design Act. Il gioco si inserisce tra Utawarerumono: Prelude to the Fallen e la serie Mask. La storia inizia con i personaggi di Pashpakur e Shunya, padre e figlia, che vengono inseguiti e si separano durante un tentativo di teletrasporto. Shunya incontra Oshtor, un giovane uomo che sembra essere suo padre. Insieme, intraprendono un viaggio pieno di intrighi e misteri. La storia è interessante, anche se alcuni aspetti sono lasciati in sospeso o trattati superficialmente. Il sistema di combattimento è basato su tre anelli concentrici e offre una buona dose di strategia. Ogni personaggio ha le proprie specializzazioni e si possono imparare nuove abilità salendo di livello. Il gioco presenta un equilibrio tra ripetitività e strategia nel combattimento. Tuttavia, il fatto che i nemici diano poca esperienza può risultare frustrante. Nel complesso, il testo suggerisce che Monochrome Mobius: Rights and Wrongs Forgotten ha una storia interessante e un sistema di combattimento ben congegnato, anche se ha alcuni svantaggi.