L’edizione 2016 dell’Intel Developer Forum (www.intel.com) ha avuto prevalentemente lo scopo di mostrare i settori alternativi alla produzione di processori nei quali il colosso di Santa Clara è attualmente attiva. Intel non ha mancato di presentare le soluzioni per PC desktop e notebook in uscita nel 2017. Tuttavia, ha sfruttato l’evento soprattutto per mostrare l’impegno profuso dall’azienda nel campo della Realtà Virtuale immersiva e nella produzione di soluzioni alternative ai processori, come i nuovi SoM (System on Module) destinati al mondo dell’loT (Internet Of Thinks). Molte le novità, tra le quali abbiamo evidenziato quelle più importanti.
Joule, potenza in miniatura
Le novità in materia di chip e schede madri per il mercato destinate agli hobbysti riguardano una nuova classe di SoM progettata a Santa Clara, ovvero equivalenti al Raspberry. Tra questi il progetto più ambizioso si chiama Joule. Le specifiche del modello 570X, ad esempio, prevedono un SoC, un Atom T5700 (Broxton-M) dotato di quattro Core Goldmont da 1,7 GHz (turbo fino a 2,4 GHz) e di una GPU di nona generazione integrata, abbinati a 4 GB di RAM LPDDR4 e 16 GB di Storage eMMC. Il SoM integra anche un modulo wireless con Wi-Fi 802.11ac con MIMO e Bluetooth 4.1, mentre è assente il modem 4G LTE. A corredo della dotazione, connessioni I2C, USB 3.0, UART e ogni altro connettore utile per questo tipo di offerta. Dalle dimensioni contenute, il modello 570X è già disponibile per l’acquisto. Misura appena 48 x 24 x 3,5mm, compreso un package in alluminio che contribuisce a dissipare il calore in modo efficace. Il prodotto Intel prevede specifiche di fascia alta per questo settore, decisamente un passo avanti rispetto alle potenzialità, pur interessanti, di un Raspberry Pi 3. Più che un prodotto per la prototipizzazione rapida, ci troviamo di fronte ad un SoM capace di fungere da cuore per dispositivi di molte categorie come UAV, robot, droni vari e anche device destinati aH’intrattenimento, dato che Joule supporta la risoluzione 4K, o pensati per l’interazione con l’uomo. Oltre a Windows 10 loT, Joule supporta anche Linux (Ubuntu ma non solo). L’offerta Joule presenta però dei punti critici, come l’assenza di supporto al 4G che potrebbe far storcere il naso a molti utenti, soprattutto visto che Intel parla esplicitamente di Internet of Things. Il modello 550X, tra l’altro, integra un modulo Wi-Fi che non supporta il MIMO, con specifiche retrocesse al protocollo 802.11n. Altra criticità, infine, consiste nel prezzo. Il kit venduto durante la fiera, anteprima per gli sviluppatori, costa 369 dollari, ovvero circa 10 volte il prezzo di una board Raspberry Pi 3. Rispetto al prodotto concorrente, però, Joule vanta prestazioni di gran lunga superiori e il kit venduto comprende molto di più che il semplice chip visto che ci sono anche board, cavi, connettori eccetera. In qualche modo,Joule segna un punto di non ritorno per la categoria. È chiaro che ci si trova davanti ad una evoluzione dell’offerta, la quale smette di essere soltanto di base e di fascia economica, iniziando a differenziarsi in varie fasce di prezzo e prestazioni.
Realtà virtuale senza fili
La dimostrazione che Intel sia intenzionata a fare sul serio con il SoM Joule si trova nel Project Alloy, presentato durante l’Intel Developer Forum. Si tratta di una piattaforma aperta che consente la creazione di un dispositivo di realtà virtuale senza fili. Attualmente il settore è dominato dal Vive di HTC e dall’Oculus Rift (ne parliamo a pagina 112 di questo numero), prodotti in grado di offrire una grande esperienza d’immersione virtuale. L’unico problema è che sono entrambi legati a postazioni fisse, consentendo di muoversi all’interno di uno spazio limitato, una specie di stanza appositamente dedicata all’esperienza immersiva. Project Alloy ha lo scopo di rompere le barriere dello spazio fisico, integrando in unico dispositivo tutto ciò che serve per immergersi all’interno di un mondo virtuale: un mix di sensori, una batteria e la potenza di elaborazione necessaria a ricreare l’ambiente virtuale. Project Alloy è tra l’altro la prima applicazione concreta per la sua camera RealSense, almeno dal punto di vista consumer, in questo caso integrata nella maschera-visqre che comprende anche la batteria, l’unità elaborativa e gli altri sensori. Per costruire l’esperienza VR non servono neanche controller o gamepad. Project Alloy riconosce direttamente la presenza delle mani permettendo di usarle, da sole o con altri oggetti, per interagire con gli schermi stereoscopici integrati. A partire dalla metà del 2017, le aziende avranno la possibilità di usare Project Alloy per creare le proprie soluzioni di realtà virtuale senza fili.
RealSense, la camera stereoscopica, continua a crescere e ad evolvere anno dopo anno. AIDF2016 Intel ha presentato prodotti chiavi-in-mano che serviranno a promuoverne l’adozione nei settori più disparati, come il nuovo Euclid, una scatola nera che contiene tutto quanto serve per far funzionare la tecnologia RealSense, fornendo a chi vuole sperimentare o adottarla una maniera semplice e veloce per incorporarla nei propri prodotti. L’esempio mostra dal CEO Krzanich sul palco è quello della robotica, ma non è difficile immaginare che ve siano molti altri. All’interno del piccolo chassis nero, avente le dimensioni di un pacchetto di caramelle, c’è un processore Atom, memoria, sensori di movimento e alcuni connettori per connetterlo a un dispositivo già esistente. Monta anche una versione specifica di Ubuntu Linux. Non ci sono ancora indicazioni specifiche sulle caratteristiche tecniche, ma Intel ha precisato che il sensore montato non è quello di ultima generazione, bensì quello della generazione precedente. La disponibilità del prodotto è indicata genericamente nel 2017. È possibile che nel frattempo Euclid adotti l’ultima generazione RealSense ed un processore più recente.