Lavorare a tutti i costi: scopri come l’ubriaco di lavoro può distruggere la tua vita

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Il termine “workaholism” non potrebbe essere più appropriato: ecco come riconoscere se si è dipendenti dal lavoro e come comportarsi. Lavorare per vivere o vivere per lavorare? Questo è uno dei dualismi più antichi della natura umana. È sicuramente positivo essere appassionati del proprio lavoro, poiché ci permette di dare il massimo. Ma bisogna fare attenzione a non esagerare, poiché si rischia di avere un’overdose di lavoro, o meglio, di ubriacarsi di lavoro. Vediamo di cosa si tratta e come riconoscere il problema.

La pandemia da Covid-19 ha cambiato radicalmente la concezione del lavoro. Prima c’era una netta separazione tra l’ambiente lavorativo e l’ambiente domestico, familiare e personale, ma lo smart working ha reso tutto più fuso. Il rischio è quindi quello di non riuscire più a fare una distinzione, di non riuscire mai a staccare.

Inoltre, ci sono persone che sono particolarmente inclini a farsi completamente assorbire dal lavoro: l’espressione “workaholism” letteralmente indica l’ubriacatura da lavoro, una condizione che interessa sempre più persone ai giorni nostri. Vediamo come individuare questa condizione.

Il termine non è banale, poiché indica una vera e propria dipendenza, simile all’alcolismo. Si va oltre la semplice passione per il lavoro, si tratta di una convinzione patologica propria della nostra società: la nobiltà del lavoro, l’idea che il lavoro ci renda liberi, indipendenti e ci liberi dal bisogno. Si tratta di una dipendenza che non solo non ci permette mai di staccare dal contesto lavorativo, ma che si manifesta anche attraverso sintomi ben precisi, sebbene non sia ancora completamente codificata dalla scienza.

Fortunatamente, sempre più attenzione viene posta su questo fenomeno e gli studiosi sono riusciti a individuare i suoi sintomi. Ad esempio, si manifesta con un pensiero costante rivolto al lavoro, agli obiettivi, alle scadenze. Il lavoro diventa l’unica ragione di vita, sopra gli affetti personali e gli altri interessi.

Si arriva a considerare il lavoro come l’unica ragione di vita. Questa condizione ha un profondo impatto sul benessere psicofisico delle persone workaholic, causando difficoltà nel rapportarsi con gli altri e problemi con il sonno, disturbi alimentari, ansia, irritabilità e attacchi di panico concreti.

Ovviamente, in casi come questo, così come in altri che minano la nostra stabilità emotiva e hanno gravi conseguenze sulla salute fisica, è sempre consigliabile non sottovalutare e cercare l’aiuto di psicologi, psichiatri e specialisti il prima possibile, al fine di non aggravare definitivamente la situazione.

Ubriaco di lavoro, è una malattia vera e non un modo di dire: chi è il workaholist

Il testo parla del fenomeno del workaholism, ovvero la dipendenza dal lavoro che può portare ad una sorta di “ubriacatura di lavoro”. Si sottolinea come la pandemia da Covid-19 abbia contribuito a rendere ancora più difficile distinguere tra tempo lavorativo e tempo personale, aumentando il rischio di non riuscire mai a staccare dal lavoro. Si menziona anche come alcune persone siano particolarmente predisposte a farsi totalmente assorbire dal lavoro. Il termine “workaholism” indica una vera e propria dipendenza, che va oltre la passione per il lavoro e rende patologica la convinzione della nobiltà del lavoro. Nonostante la scienza non abbia ancora codificato completamente il fenomeno, sono stati individuati alcuni sintomi come il pensiero costante al lavoro, l’assenza di altre ragioni di vita oltre al lavoro e la compromissione del benessere psicofisico con problemi del sonno, disturbi alimentari, ansia, irritabilità e attacchi di panico. Si consiglia di non sottovalutare il problema e di rivolgersi a specialisti per evitare di peggiorare la situazione.