Lasciatevi conquistare dal fascino unico di Pikmin, l’antidoto ai videogiochi ipertrofici!

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Dopo l’ultimo Nintendo Direct, in cui sono stati annunciati vari giochi, ho ricevuto un messaggio da Stefania, la nostra caporedattrice, chiedendomi di preparare un articolo di analisi su Pikmin 1 e Pikmin 2, che sono stati lanciati subito dopo l’evento in un pacchetto per Switch. Mi viene chiesto di fare un’analisi tecnica per capire che lavoro è stato fatto. Inizialmente, rispondo dicendo che si tratta solo dello stesso gioco con qualche miglioria tecnica. Durante l’analisi tecnica, mi ritrovo di fronte ai titoli di coda di Pikmin 1. Questa volta sono riuscito a completare il gioco, cosa che non ero riuscito a fare nel 2001 quando è uscito per la prima volta. A quel tempo, Pikmin era un gioco oggettivamente difficile da capire, nonostante fosse colorato, carino e tenero. Nascondeva un meccanismo con scelte importanti da prendere in poco tempo, che rendeva i giochi “soulslike” di oggi un gioco da ragazzi. Nonostante Pikmin non abbia aperto la strada ad un nuovo genere di giochi, alcuni giochi gestionali nel corso degli anni hanno preso spunto da questo titolo unico nel suo genere. Inoltre, c’è la questione dei Pikmin stessi, creature mandate a morire per un esploratore spaziale proveniente da un altro pianeta. È una metafora del capitalismo più crudele, in cui si aggiungono anche i versi delle creature mentre vengono masticate da mostri che potrebbero essere dei peluche venduti a caro prezzo. Ma perché all’epoca non riuscii a completare Pikmin? Dietro a tutti quei colori e oggetti bellissimi, c’era qualcosa di inquietante. Nel 2001 non c’erano guide o long play degli streamer ad aiutarmi a capire le differenze tra i tipi di Pikmin e i suggerimenti arrivavano in ritardo rispetto all’uscita del gioco. Bisognava aspettare i commenti di Olimar nel diario di viaggio per trovare qualche indizio su come gestire le risorse e il tempo. Il tempo, inoltre, era una delle dinamiche che rendeva difficile il gioco (anche se nel sequel è meno influente), ma che oggi si adatta perfettamente alle necessità dei giocatori che vogliono una sfida. Giocando a Pikmin con l’esperienza e l’occhio critico dell’età adulta, ho capito di essere di fronte ad un gioco che ricorda Dark Souls con un tocco di Breath of the Wild. L’obiettivo è chiaro, bisogna raccogliere oggetti, utilizzare strumenti noti e esplorare una mappa, ma non c’è nulla che indichi la strada o spieghi realmente qualcosa. È un puzzle game gestionale che ricorda molto i giochi “soulslike”. Pikmin mi ha sempre affascinato fin da subito, ma all’epoca era così complesso da costringermi ad abbandonarlo. Ora, con l’esperienza che ho acquisito, riesco ad apprezzare tutto ciò che offre Pikmin. Quindi, come è giocare a Pikmin oggi? È bellissimo, ora che finalmente l’ho capito. Questi pacchetti, spesso criticati dai giocatori, servono a rivalutare o scoprire nuovamente un videogioco di un’altra epoca. Nonostante alti e bassi, l’offerta di Pikmin 1 e 2 su Nintendo Switch rappresenta un piccolo angolo di museo e storia dei videogiochi nella console ibrida. I due giochi sono attualmente disponibili solo sull’eShop, ma arriverà una versione fisica il 22 settembre. L’offerta che propone entrambi i giochi a €49,99 è sicuramente la più conveniente. Sebbene la qualità tecnica di Pikmin 1 e 2 non sia paragonabile a quella di Metroid Prime Remastered o The Legend of Zelda: Skyward Sword HD, i giochi offrono l’esperienza originale senza aggiunte significative. Il gameplay è identico all’originale e nel secondo capitolo è stato aggiunto il supporto al giroscopio della versione per Wii. Nonostante ciò, i 30fps sono stati mantenuti, anche se non disturbano dato che Pikmin non è un gioco frenetico. In attesa di Pikmin 4, che uscirà a breve, questo franchise merita di essere rivalutato, anche se non è la serie più popolare tra i fan di Nintendo a causa della sua “stranezza”. Avrebbero potuto fare di più con questa riproposizione, considerando che Pikmin è ancora in grado di insegnare qualcosa dal punto di vista del gameplay. Tuttavia, se non avete mai avuto modo di giocare a Pikmin, questa è sicuramente un’ottima occasione per farlo. Soprattutto oggi, in un’epoca in cui i videogiochi vengono sviluppati come esperienze ludiche complesse, scoprire come erano i videogiochi vent’anni fa può aiutarci a capire cosa offre l’industria videoludica oggi. Non è una questione di nostalgia, ma di avere strumenti per apprezzare le sfaccettature dei giochi di oggi con uno sguardo verso il passato.

In mezzo a tanti i videogiochi ipertrofici dovreste (ri)giocare Pikmin

Dopo l’ultimo Nintendo Direct, Stefania mi chiede di scrivere un articolo di analisi su Pikmin 1 e Pikmin 2, che sono stati lanciati su Switch dopo l’evento. Mi chiede di fare un’analisi tecnica per capire come va il gioco, nonostante sia sempre lo stesso. Mentre sto facendo l’analisi, mi ritrovo a giocare a Pikmin 1 fino ai titoli di coda. Riesco a completare il gioco e raccogliere tutti i pezzi della navicella di Olimar. Questo perché nel 2001 non riuscii a finirlo, poiché era difficile da capire con le sue scelte da prendere in poco tempo. Sebbene Pikmin non abbia aperto la strada a un nuovo genere, alcuni giochi successivi hanno preso spunto da questo, rendendolo difficile da descrivere. Pikmin ha sempre avuto un aspetto affascinante, ma all’epoca era così complesso che ho dovuto abbandonarlo. Ora invece, con l’esperienza dell’età, riesco a capirlo meglio e trovo bellissimo giocarci. I due giochi Pikmin su Switch sono dei porting identici agli originali, con una grafica migliorata ma che mostra comunque la loro età. Il gameplay è lo stesso, ma nel secondo capitolo è stato aggiunto il supporto al giroscopio dalla versione per Wii. La resa tecnica dei porting non è paragonabile a Metroid Prime Remastered o The Legend of Zelda: Skyward Sword HD. Tuttavia, prima dell’arrivo di Pikmin 4, questo franchise meriterebbe di essere rivalutato, poiché può ancora insegnare qualcosa nel panorama attuale dei videogiochi. Se non avete mai provato Pikmin, questa è un’opportunità migliore per farlo, soprattutto in un’epoca in cui i giochi sono sempre più complessi e concentrati sull’estrazione di denaro. Scoprire come erano i giochi vent’anni fa può farci apprezzare quello che l’industria videoludica offre oggi.