OpenAI, la società alla base del famoso ChatGPT, si trova di fronte alla possibilità di dover cancellare completamente la sua creazione e ricominciare da zero. Questa situazione potrebbe derivare da una possibile causa legale che potrebbe portare a una multa di $150.000 per ogni componente protetto da copyright utilizzato per addestrare il modello linguistico.
Negli ultimi mesi, ChatGPT ha creato notevole agitazione, soprattutto perché gli utenti hanno scoperto diverse modalità per utilizzare questo strumento AI generativo. Dall’allenamento per sostenere una maratona, alla composizione di testi, fino alla condivisione dei propri problemi di salute con l’IA, il modello linguistico sviluppato da OpenAI ha un indubbio valore. Tuttavia, la sua realizzazione potrebbe costare molto ai suoi creatori.
Il problema principale risiede nel fatto che i modelli linguistici GPT-3.5 e GPT-4, che rendono possibile il funzionamento di ChatGPT, vengono addestrati utilizzando dati provenienti da terze parti. Per accelerare il processo, OpenAI ha persino creato un bot capace di estrarre informazioni dai siti web per addestrare il modello GPT. Il problema è che OpenAI non si basa esclusivamente su materiale liberamente disponibile sul web non coperto da copyright.
Attualmente, il New York Times sta valutando la possibilità di citare in giudizio OpenAI proprio perché ChatGPT utilizza materiale coperto da copyright per il suo addestramento. Il giornale ha recentemente aggiornato i suoi termini di servizio per vietare all’IA di estrarre i suoi articoli e le sue immagini per l’addestramento dei modelli linguistici.
Non è ancora chiaro quali potrebbero essere le conseguenze legali per OpenAI, ma si ipotizza che possano comportare il pagamento di fino a $150.000 per ogni contenuto dimostrato violare il copyright.
Inoltre, questa causa potrebbe costringere OpenAI a cancellare completamente ChatGPT e a ricominciare l’addestramento del suo modello linguistico, vanificando tutto il lavoro finora svolto dall’azienda.
Non è la prima volta che OpenAI si trova sotto accusa. Autori come Sarah Silverman si sono uniti in passato per citare in giudizio l’azienda a causa di preoccupazioni simili, dimostrando che il problema principale riguarda l’utilizzo da parte di ChatGPT di materiale protetto da copyright.
Al momento, si può solo attendere per scoprire le intenzioni del New York Times. Se il giornale decidesse di citare in giudizio OpenAI, potrebbero seguirsi azioni simili di altre aziende e siti web per proteggere il proprio lavoro. In caso contrario, se le due parti raggiungessero un accordo, ad esempio con il pagamento di una licenza da parte di OpenAI, il risultato potrebbe essere un aumento del costo della piattaforma o un impoverimento delle capacità linguistiche del chatbot.
Indipendentemente da tutto ciò, è indubbio che le critiche secondo cui questi modelli linguistici sembrano sempre basarsi sul lavoro svolto da altri non smettano di sorgere.
OpenAI potrebbe venire costretta a cancellare ChatGPT e a ripartire da zero
L’azienda OpenAI, responsabile di ChatGPT, potrebbe essere costretta a cancellare l’AI a causa di una possibile causa legale che potrebbe comportare una multa di $150.000 per ogni elemento protetto da copyright utilizzato nell’addestramento del modello linguistico. Gli utenti hanno utilizzato ChatGPT in diverse modalità, come allenarsi per una maratona o confidarsi riguardo ai propri problemi di salute. Tuttavia, il problema sta nel fatto che i modelli linguistici GPT-3.5 e GPT-4 usati da ChatGPT vengono addestrati utilizzando dati di terze parti, inclusi materiali coperti da copyright come articoli e immagini del New York Times. Il New York Times sta quindi valutando la possibilità di citare in giudizio OpenAI. Inoltre, potrebbe essere richiesto a OpenAI di cancellare ChatGPT e ricominciare l’addestramento del modello da zero. Questo non è il primo caso in cui OpenAI si trova sotto accusa, ma le conseguenze legali esatte non sono chiare al momento. La possibilità di una causa legale potrebbe portare ad un aumento dei costi per OpenAI o ad una riduzione delle capacità linguistiche del chatbot. In ogni caso, le critiche sul fatto che questi modelli linguistici si basino sul lavoro altrui sono sempre presenti.