Il Governo Meloni si prepara a convocare una riunione per discutere dell’importante tematica della riforma delle pensioni. Numerose proposte sono sul tavolo e si cercherà di fare il punto della situazione.
Dopo la pausa estiva, Giorgia Meloni, tornata da una vacanza in Puglia con la sua famiglia, si dedicherà nuovamente alla legge di Bilancio, che rappresenta uno degli argomenti di maggiore importanza dell’anno. Non è ancora possibile stabilire con certezza alcunché, ma in base alle anticipazioni del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, durante il meeting di Comunione e Liberazione, una cosa è evidente: le risorse destinate alla riforma delle pensioni saranno molto limitate.
La riforma delle pensioni si profila quindi come un tema complesso. Le risorse a disposizione sono scarse e l’obiettivo sarà quello di trovare un compromesso soddisfacente che non penalizzi nessuno. Allo stesso tempo, si renderà necessario superare la legge Fornero, il cui mantenimento rappresenterebbe un futuro poco roseo per gli attuali quarantenni, che potrebbero ritrovarsi in pensione solo intorno ai 74 anni con assegni mensili di non più di mille euro, come stimato dagli esperti.
Per il 2024, non sarà possibile estendere “Quota 41” a tutte le categorie di lavoratori, come invece auspicato dalla parte leghista del governo.
Ciò premesso, è possibile ipotizzare che nel corso degli anni successivi, questa forma di pensionamento anticipato possa essere estesa a un numero crescente di lavoratori, ma a condizione che siano ricalcolate tutte le prestazioni pensionistiche in base al sistema contributivo. Questo comporterà inevitabili perdite.
Probabilmente, per il 2024, verrà riconfermata “Quota 103”, misura che permette di abbandonare il lavoro a 62 anni con almeno 41 anni di contributi versati. È inoltre oggetto di dibattito l’ampliamento delle categorie di lavoratori che possono accedere all’Ape sociale, per agevolare un numero maggiore di beneficiari. Con questa opzione, è possibile lasciare il lavoro a soli 63 anni, con un requisito contributivo che varia da 30 a 36 anni, a seconda della categoria lavorativa.
La possibilità di usufruire di “Opzione donna” è invece a rischio. Questa misura, introdotta nel 2004 durante il secondo governo di Silvio Berlusconi, non è mai diventata strutturale. Il governo Meloni ha deciso di finanziarla per il 2023, ma con delle limitazioni, e potrebbe ora decidere di abolirla del tutto.
Prima delle vacanze estive, i sindacati hanno avanzato richieste specifiche per una pensione di garanzia destinata ai giovani con carriere discontinui, i quali, raggiunta l’età pensionabile, potrebbero trovarsi con assegni previdenziali molto bassi. In questa prospettiva, il governo Meloni potrebbe studiare incentivi per le pensioni integrative. Al momento sembra essere sfumata l’ipotesi di reintrodurre “Quota 96”.
Si riparte con la Riforma Pensioni: allo studio Ape allargata e quota 103 bis
Il Governo si riunisce nuovamente per discutere della riforma delle pensioni. Sono state presentate diverse proposte e si sta valutando cosa potrebbe accadere. Il 5 settembre ci sarà un incontro con i sindacati per fare il punto sulla situazione. Non si può ancora dire con certezza cosa cambierà, ma è chiaro che le risorse destinate alla riforma delle pensioni saranno poche. Tra le possibili novità, potrebbe essere confermata la Quota 103 per il 2024, che permette di andare in pensione a 62 anni con almeno 41 anni di contributi. Si sta anche discutendo l’ampliamento delle mansioni gravose per aumentare il numero di beneficiari dell’Ape sociale. Al contrario, l’Opzione donna potrebbe essere a rischio e potrebbe essere abolita. I sindacati hanno espresso la necessità di una pensione di garanzia per i giovani con carriere discontinue e il Governo potrebbe studiare incentivi per le pensioni integrative. Al momento sembra sfumata l’ipotesi di reintrodurre la Quota 96.