La mente di Robert Oppenheimer: dietro le quinte del Progetto Manhattan

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Nessun grande progresso è stato mai realizzato nel campo della scienza, della politica o della religione senza controversie. Questa affermazione risulta particolarmente valida quando si parla dello sviluppo di un’arma così potente e spaventosa come la bomba atomica, che ha rappresentato una minaccia globale per diversi decenni.

La storia che stiamo per raccontare è quella di un progresso tecnologico compiuto nel campo bellico, un progresso dai risvolti spaventosi che è tornato a essere una minaccia globale in tempi molto recenti. Sto parlando della bomba atomica, un’arma che l’umanità ha potuto vedere in funzione solo due volte in contesto di guerra, quando nel agosto del 1945 venne lanciata sulla città di Hiroshima e successivamente su Nagasaki. La “corsa” per arrivare per primi alla realizzazione di tale ordigno vide trionfare, se così possiamo dire, gli americani, che batterono sul tempo i tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale. A capo del team che portò a termine l’impresa venne messo un uomo che sicuramente non può essere inserito tra i “malvagi” quando si parla della storia della Scienza, ma che tuttavia ha segnato un punto di non ritorno per il genere umano con il suo lavoro. Sto parlando di J.R. Oppenheimer, il protagonista di questo nuovo capitolo legato ai personaggi controversi della storia della Scienza.

Julius Robert Oppenheimer nacque a New York da una famiglia benestante, trascorse la sua infanzia in una casa con una splendida vista sull’Hudson e si distinse fin da giovane per la sua mente curiosa e brillante. Appassionato di poesia, filosofia orientale, fisica e chimica, all’età di 18 anni decise di continuare i suoi studi presso Harvard, dove si laureò con lode in soli 3 anni. Durante il suo percorso accademico, i suoi interessi principali si spostarono dalla chimica alla fisica sperimentale, che riteneva essere una delle migliori qualifiche ottenibili all’epoca. Dopo la laurea, decise di approfondire ulteriormente le sue conoscenze in Europa. In questo periodo ebbe la fortuna di incontrare alcune delle menti più brillanti non solo del suo tempo, ma della storia in generale. Presso l’Università di Cambridge collaborò con J.J. Thomson, Nobel per la scoperta dell’elettrone, e in seguito, si trasferì in Germania, precisamente a Göttingen, su invito diretto di Max Born, sviluppando con quest’ultimo la teoria dell’approssimazione di Born-Oppenheimer. In questo contesto ebbe l’opportunità di incontrare Niels Bohr, Paul Dirac, Werner Heisenberg, Wolfgang Pauli ed Enrico Fermi.

Al suo ritorno negli Stati Uniti, Oppenheimer continuò a collaborare con altre personalità di spicco del mondo della fisica dell’epoca. Lavorò con Ernest Lawrence, Nobel per la fisica per aver inventato il primo acceleratore di particelle, e nel 1939 pubblicò alcuni articoli che gettarono le basi teoriche per la teoria dei buchi neri, che sarebbe stata sviluppata circa 30 anni dopo.

Negli anni ’30, oltre alla sua intensa attività di ricerca e studio, Oppenheimer stringeva amicizie che si rivelarono problematiche per il resto della sua vita. Inizialmente, fu amico di Jean Tatlock, figlia di un professore universitario vicina al Partito Comunista. Successivamente, si innamorò di una biologa di nome Katharine “Kitty” Puening Harrison, che non nascose mai il suo intenso impegno politico verso l’ambiente comunista. Si sposarono e ebbero due figli, e durante questo periodo, Oppenheimer si avvicinò agli ideali socialisti anche a causa della sua avversione per l’ideologia nazista. Tuttavia, con l’avvento di Stalin, il suo interesse verso il socialismo svanì, ma le amicizie strette in quel periodo si rivelarono scomode per il resto della sua vita.

Nel 1939, successivamente all’invasione della Polonia da parte della Germania, un gruppo di fisici emigrati negli Stati Uniti, tra cui Albert Einstein, scrissero una lettera dettagliata al Presidente Roosevelt per informarlo degli studi condotti da fisici di fama mondiale come Enrico Fermi, Leo Szilard e Frederic Joliot. Questi studi avevano scoperto come sfruttare le reazioni a catena utilizzando atomi di uranio per creare armi di incredibile potenza distruttiva. Il messaggio era chiaro: non poteva essere permesso ai nazisti di ottenere un tale risultato, quindi tutto doveva essere fatto per essere i primi a creare tali ordigni.

Oppenheimer iniziò ad orientare i suoi studi in questo campo nell’autunno del 1941, ma gli eventi successivi fornirono un grande impulso a questa ricerca. Con l’attacco giapponese a Pearl Harbor il 7 dicembre 1941, gli Stati Uniti si concentrarono completamente sulla guerra e la ricerca scientifica si orientò verso lo sviluppo di nuove tecnologie belliche. Oppenheimer e il generale Leslie Groves furono incaricati di costruire un laboratorio segreto a Los Alamos, dove poter radunare alcune delle menti più brillanti dell’epoca e sviluppare la bomba atomica prima dei tedeschi.

Oppenheimer propose la costruzione del laboratorio a Los Alamos, ritenuto da lui il luogo ideale per tale missione. Si trasferì lì nel 1943, quando iniziarono i lavori di sviluppo di questa nuova tipologia di bomba. Fu nominato direttore scientifico del progetto e si mise subito all’opera per costruire un team capace di svolgere questo compito delicato. In breve tempo riuscì a reclutare alcune delle personalità scientifiche più brillanti e importanti, tra cui Frank, Compton, Urey, Fermi, Lawrence, Seaborg, McMillan, Segrè, Chamberlain, Wigner, Schwinger, Feynman, Bethe, Alvarez, Rainwater, van Vleck, Fitsch, Fowler e Ramsey. Il livello di segretezza intorno ai siti prescelti era estremamente elevato e alle

Robert Oppenheimer e il Progetto Manhattan

Nessun grande progresso è mai stato realizzato nel campo della scienza, della politica o della religione senza controversie. Questa storia riguarda un progresso compiuto nel campo bellico, la bomba atomica. L’arma fu utilizzata solo due volte, ad Hiroshima e Nagasaki nel 1945. Il protagonista di questa storia è J.R. Oppenheimer, un uomo brillante ma controverso. Oppenheimer nacque a New York da una famiglia ricca e si distinse sin da giovane per la sua mente curiosa e brillante. Dopo aver studiato a Harvard e in Europa, Oppenheimer tornò negli Stati Uniti e continuò a collaborare con altri scienziati brillanti. Negli anni ’30, Oppenheimer si avvicinò al Partito Comunista attraverso amicizie importanti. Nel 1939, un gruppo di fisici emigrati negli Stati Uniti scrisse una lettera al Presidente Roosevelt, informandolo che era stata scoperta la possibilità di creare armi atomiche. Oppenheimer iniziò a lavorare a questo progetto nel 1941 e, dopo l’attacco di Pearl Harbor nel 1941, fu incaricato di costruire un laboratorio segreto per sviluppare la bomba atomica prima dei tedeschi. Oppenheimer scelse Los Alamos come sede del laboratorio e riuscì a mettere insieme un team di scienziati brillanti. Dopo due anni di lavoro intensivo, il team effettuò il primo test nucleare nel 1945. In quel momento, Oppenheimer pensò ad una famosa frase del Baghavad-Gita: “Io ora sono diventato Morte, il distruttore dei mondi”. Capirono che avevano raggiunto un punto di non ritorno per il genere umano. Con il bombardamento di Hiroshima e Nagasaki pochi mesi dopo, videro quanto devastante potesse essere questa arma. Dopo la guerra, Oppenheimer fu coinvolto nell’Atomic Energy Commission, ma si oppose alla creazione della Bomba H per motivi etici. La sua opposizione a questo progetto causò problemi per lui.