Le telecamere utilizzate per registrare i test nucleari degli anni ’50 non sono state distrutte dalle esplosioni. Questo interrogativo è stato sollevato da Marc Andreessen, investitore miliardario, durante un episodio del podcast The Joe Rogan Experience, in cui si metteva in dubbio l’autenticità delle riprese.
La risposta è più semplice di quanto si possa pensare: le telecamere utilizzate erano progettate appositamente per resistere alle esplosioni. Erano alloggiate in involucri di acciaio e piombo e collocate su torri ancorate nel cemento, come rivelato in documenti militari precedentemente classificati.
Durante l’Operazione Teapot del 1955, furono installate ben 48 telecamere a distanze variabili comprese tra i 838 e i 3.200 metri dal punto di detonazione. Queste telecamere erano tutte protette e quelle rivolte verso l’esterno degli edifici erano posizionate su torri immerse nel cemento, ad altezze che minimizzavano l’interferenza causata dalla polvere e dai detriti.
Le riprese che abbiamo la possibilità di vedere oggi sono frutto delle telecamere che sono riuscite a sopravvivere, poiché molte di esse sono state effettivamente distrutte dalle esplosioni. È interessante sapere che durante la Guerra Fredda era diffusa l’insolita idea che colorare la propria casa di bianco potesse proteggere gli abitanti da un’esplosione nucleare.
Fortunatamente, oggi sappiamo quali sono i luoghi migliori per sopravvivere a un attacco nucleare. Sebbene sia difficile garantire la completa protezione, ci sono rifugi sicuri e strategie ben definite che offrono una maggiore probabilità di salvare vite umane in caso di esplosione atomica.
Come fanno le telecamere a resistere allo scoppio di una bomba atomica?
Le telecamere che hanno filmato i test nucleari negli anni ’50 non sono state distrutte dalle esplosioni perché erano progettate specificamente per resistere a esse. Erano protette da involucri di acciaio e piombo e posizionate su torri ancorate nel cemento. Durante l’Operazione Teapot del 1955, furono installate diverse telecamere a diverse distanze dal punto zero dell’esplosione. Solo le telecamere che sono sopravvissute sono state in grado di registrare le riprese che vediamo. Durante la Guerra Fredda, si credeva erroneamente che colorare la propria casa di bianco avrebbe protetto dagli effetti di un’esplosione nucleare. Oggi sappiamo quali sono i posti migliori per sopravvivere a una bomba atomica.