Ci vuole davvero coraggio a lasciare una strada conosciuta e potenzialmente redditizia per intraprenderne una nuova. Una decisione tutt’altro che facile, che porta con sé dubbi e timori, ma che Deck13 ha deciso di prendere con Atlas Fallen. Dopo averci regalato dei soulslike convincenti come The Surge, lo studio tedesco ha deciso di abbandonare la strada tracciata da From Software, cimentandosi con un action GDR in uscita il 10 agosto 2023. Atlas Fallen rappresenta quindi un cambiamento netto rispetto al passato. Per scoprire se la decisione di Deck13 si sia rivelata vincente o meno, abbiamo messo il gioco sotto torchio nell’ultima decina di giorni. Riuscirà a convincerci? Abbiamo recensito il gioco con il seguente PC: Un pianeta da salvare Atlas Fallen è ambientato in un mondo che, seppur non ancora post-apocalittico, sta lentamente dirigendosi in questa direzione. Un potente e malvagio dio ha sottomesso l’intera popolazione, costringendola a lavorare per lui e minacciandola con misteriose e pericolose creature chiamate spettri. Dove un tempo c’erano foreste rigogliose e pianure fiorite, ora c’è solo un deserto arido, diventato l’habitat naturale degli spettri minacciosi. A peggiorare la situazione, ci sono delle inquietanti strutture che controllano in modo ancora più maniacale la popolazione e una torre gigantesca dove risiede la divinità corrotta. L’unica speranza per questo mondo morente è un misterioso guanto, capace di conferire poteri sovrannaturali a chi lo indossa e di sfruttare l’essenza, un prezioso minerale presente in abbondanza sul pianeta. Nella veste di attuali possessori di questo miracoloso manufatto, saremo chiamati a sconfiggere la divinità malvagia e a salvare il mondo. La trama non racconta nulla di veramente nuovo e risulta priva di spunti particolari. I personaggi e le motivazioni non riescono a colpire nel segno, con una narrativa che alla fine non lascia un ricordo memorabile. Non stiamo parlando di qualcosa di malvagio o mal scritto, ma di un’opera sufficiente, che non eccelle né delude particolarmente. È un accompagnamento adeguato agli altri aspetti del gioco. Il potere del guanto L’aspetto migliore di Atlas Fallen, senza girarci troppo intorno, è senza dubbio il sistema di combattimento. Deck13 ha creato un’azione di ottimo livello, non troppo complessa da imparare ma sufficientemente profonda. Le tre armi a disposizione del giocatore e le varie abilità, insieme alla grande dinamicità del personaggio, hanno un impatto positivo sul gioco. Non si raggiunge il virtuosismo di un Devil May Cry, ma l’insieme complessivo è soddisfacente e non delude gli amanti del genere più raffinati. Un ulteriore elemento che contribuisce a questo successo è la scelta di dotare gli spettri più potenti di parti del corpo diverse da colpire, come in Monster Hunter, aumentando così l’aspetto strategico di Atlas Fallen. Il punto forte di tutto il sistema di gioco è sicuramente la barra dell’impeto, che ruota attorno al guanto del protagonista e alle sue personalizzazioni. La barra è divisa in tre slot, che si riempiono colpendo i nemici senza subire attacchi avversari. Ogni volta che un’area della barra viene riempita, si ottiene accesso a abilità passive e skill della successiva area, fino a sbloccare il pieno potenziale del personaggio. Con la possibilità di assegnare fino a tre abilità passive diverse e una attiva a ciascuna delle tre sezioni, la costruzione del personaggio in Atlas Fallen è molto ricca e importante. Si passeranno quindi parecchi minuti a decidere quali poteri e abilità portare con sé. L’ascesa della barra dell’impeto non si ferma solo all’accesso a nuovi attacchi e poteri, ma viene arricchita con una serie di altre caratteristiche che premiano i giocatori più talentuosi. Più cresce la barra dell’impeto, ad esempio, più le armi diventano grandi e potenti, aumentando l’azione frenetica del gioco. Da non dimenticare la possibilità di giocare ad Atlas Fallen in co-op con un amico, affrontando insieme i pericoli del gioco e sperimentando varie tattiche e combinazioni. In combinazione con la velocità di gioco, i tre dash consecutivi e la possibilità di combattere in aria, il lavoro svolto da Deck13 sul gameplay è di grande valore. Non sempre al top I poteri formidabili del guanto si rivelano fondamentali non solo durante i combattimenti, ma anche nell’esplorazione di Atlas Fallen. Grazie a essi possiamo arrampicarci su montagne, scalare edifici in rovina e superare dirupi imponenti. Un aspetto scenografico è la possibilità di scivolare sulla sabbia con totale libertà e velocità. Non mancano anche meccaniche tipiche dei giochi metroidvania, con i poteri che otteniamo nel corso del gioco utili per ottenere oggetti e scoprire percorsi segreti anche nelle aree precedenti. È importante sottolineare che Atlas Fallen non è un open world, ma un gioco con diverse zone di dimensioni più o meno ampie. Probabilmente Deck13 ha scelto questa strada per poter creare ambientazioni diverse tra loro, che sarebbe stato complicato rendere coese in un’unica zona più grande. È giusto soffermarsi sulle zone di gioco, che spesso si sviluppano in verticale per sfruttare le peculiarità del gameplay di Atlas Fallen. Alcune di queste, come la città sommersa, sono particolarmente riuscite ed evocative, mentre altre non sono altrettanto ispirate. Ci troviamo di fronte a un altalena qualitativo costante, anche a causa delle vaste distese desertiche che caratterizzano molte delle zone, e che non permette ad Atlas Fallen di raggiungere risultati migliori.
Atlas Fallen | Recensione – Un guanto per dominarli
Il gioco Atlas Fallen, sviluppato da Deck13, rappresenta un importante cambiamento rispetto ai precedenti titoli dello studio tedesco, come i soulslike The Surge. Ambientato in un mondo minacciato da un dio malvagio e popolato da pericolosi spettri, i giocatori assumono il ruolo di un personaggio che indossa un guanto speciale in grado di conferire poteri sovrannaturali. Il sistema di combattimento è il punto di forza del gioco, con tre diverse armi e una varietà di abilità che rendono le battaglie dinamiche e strategiche. La trama tuttavia non offre spunti particolari e i personaggi non sono memorabili. Nonostante qualche alti e bassi nell’ambientazione, il gameplay offre una buona esperienza, con la possibilità di esplorare l’ambiente in modo creativo grazie ai poteri del guanto. Inoltre, è possibile giocare in modalità cooperativa con un amico. Tuttavia, il gioco non è un open world, ma è diviso in diverse zone più o meno ampie. Complessivamente, Atlas Fallen offre un’esperienza di gioco soddisfacente, anche se non eccezionale.