From Software, uno dei maggiori studi di sviluppo di giochi, torna alle sue origini con Armored Core VI: Fires of Rubicon, mettendo in primo piano la sua passione per i robot giganti, dopo il successo della serie dei Souls. Negli ultimi tempi, la domanda più frequente che ci è stata posta riguardo a Armored Core VI: Fires of Rubicon è stata: dovrei giocarlo se sono un fan dei Souls? From Software è uno dei pochi studi che ha instaurato un rapporto di fiducia così saldo con i suoi fan, che questi ormai sanno che qualsiasi cosa produca, vale la pena provarla, indipendentemente dall’ambientazione o dalle meccaniche di gioco. Pertanto, per molti appassionati, era quasi ovvio che avrebbero dovuto dare una chance a questa nuova release. Tuttavia, la particolarità del gioco è un ostacolo da considerare: stiamo parlando di un gioco d’azione basato su mech, con enormi robot alti quanto palazzi di cinque piani che, da sempre, dividono gli appassionati di film e serie animate. C’è chi li adora, e molto probabilmente sono soprattutto i giapponesi (la cultura del “mecha”, come lo chiamano loro, è molto forte in quelle zone) o gli amanti dell’intrattenimento asiatico, mentre c’è chi proprio non riesce a trovare il loro fascino. Quindi, la risposta alla domanda se si dovrebbe prendere o meno Armored Core VI basandosi sulle proprie preferenze per i giochi Souls-like non sarà mai così semplice come potrebbe sembrare. Dopo aver dedicato un buon numero di ore al gioco, cercheremo di mettere tutti gli argomenti sul tavolo e fornire gli elementi necessari per fare una valutazione personale.
Innanzitutto, lasciando da parte le ultime evoluzioni open world di Elden Ring, Fires of Rubicon mantiene una struttura di livelli basati su missioni: briefing, obiettivo, fine; briefing, obiettivo, fine. Un setup di gioco vecchia scuola che, paradossalmente, in un mercato dominato dagli open world, risulta rinfrescante anziché datato. Controllo dei checkpoint — Questa impostazione solleva il dibattito sui checkpoint, che sono decisamente più generosi rispetto ad altre produzioni From Software: c’è sempre un checkpoint prima di un boss e, se moriamo (cosa che talvolta conviene fare), gli oggetti curativi e le munizioni vengono ripristinati all’istante. Questo è un aspetto differente rispetto ai Souls, più permissivo in questo senso, anche se sarebbe stato bello poter cambiare i pezzi dell’equipaggiamento anche al di fuori delle missioni. Durante il gioco (come nel caso di un game over), è possibile cambiare le parti dell’equipaggiamento, ma solo se le abbiamo acquistate dal menu principale, il che richiede di lasciare la missione, effettuare l’acquisto e quindi tornare in partita ricominciando da capo. Sebbene sia un gioco d’azione, il design delle missioni è sorprendentemente vario: a volte dovremo infiltrarci e muoverci furtivamente all’interno di diverse strutture, evitando attacchi di artiglieria; altre volte dovremo difenderci dagli attacchi nemici mentre recuperiamo dati dal campo di battaglia; altre ancora, ci troveremo di fronte a boss ripetitivi. In sostanza, Armored Core VI sfrutta al massimo ciò che ha a disposizione, che potrebbe essere limitato, ma regge per tutta la durata della campagna. L’enfasi sui boss resta un elemento distintivo. Rispetto ad altri giochi di mech come il classico Zone of the Enders, la storia è meno curata, invece brilla per i misteri legati all’ambientazione e per il modo in cui agiamo come mercenari per diverse fazioni, a sottolineare l’ambiguità del protagonista. Armored Core VI: Fires of Rubicon come un boss — Rispetto a un titolo recente come Daemon X Machina, il mondo di gioco offre meno attività, meno nemici nella maggior parte dei casi e meno punti di interesse; tuttavia, tutto porta alle boss fight finali di livello. A volte, vediamo i boss comparire all’orizzonte, come gli Angeli di Evangelion, evocando immagini suggestive e inquietanti. I boss hanno pattern di attacco elaborati e diverse fasi da affrontare, punti deboli da studiare, comprendere ed esplorare. È in queste fasi che ritroviamo l’esperienza souls, o meglio, l’esperienza di Armored Core da cui è poi nata la serie dei Souls. In questo senso, l’Arena è un modo intelligente per sfruttare al massimo il punto di forza del gioco: completare sfide con questi boss/mini boss paralleli alla storia permette di ottenere nuove abilità difensive e offensive per il nostro robot e mantiene attiva l’economia del gioco, offrendo ricompense ulteriori rispetto ai chip ottenibili solo nella prima run. L’economia stessa del gioco è molto intelligente e consente di provare diverse strategie ripetutamente, in quanto è possibile vendere le parti acquistate al prezzo di vendita. I boss sono particolarmente impegnativi e, dato che non ci sono punti esperienza da guadagnare o grind da fare in abbondanza (le nuove parti sono bloccate dietro al progresso della storia), si deve davvero capire come affrontarli. Non riuscirci può essere frustrante e si può passare ore e ore su un singolo boss sin dall’inizio, se non si trova la strategia giusta per sconfiggerlo. Questo spesso significa sfruttare debolezze specifiche (ad esempio, il plasma o il laser) e armarsi di pazienza, ma anche muoversi velocemente in verticale invece che lateralmente quando si affrontano mech pesanti. L’ingegneria di From Software — Ne consegue che la personalizzazione dell’arsenale è importante e appagante, tanto da sembrare un gioco nel gioco stesso: capire come funzionano le diverse parti meccaniche, quale sia il loro scopo e come si combinino tra loro è fondamentale per creare la migliore build possibile per affrontare un tipo specifico di nemico. Non c’è una parte o una build migliore di un’altra, ma solo quelle più utili o meno utili per uno specifico scopo. Questo aspetto va al di là dei parametri visibili sullo schermo, che offrono solo un’indicazione ma non determinano necessariamente le possibilità di vittoria in uno scontro: non c’è una barra che indichi se siamo più forti o più deboli rispetto all’avversario, né indichi che sostituendo un pezzo con un altro avremo maggiori possibilità di vittoria. Si tratta di un lavoro quasi ingegneristico, in cui è fondamentale trovare la combinazione giusta di strumenti e abilità per sfruttare al meglio le debolezze di un avversario. Tornando al punto sulla mobilità, questa è ottima: come nei Souls, il gameplay
un altro must per i fan dei Souls?
From Software ritorna alle sue origini con Armored Core VI: Fires of Rubicon, tornando al suo vecchio amore per i mecha dopo il successo dei Souls. La domanda principale che è stata posta riguardo a questo gioco è se i fan dei Souls dovrebbero giocarlo. From Software è uno dei pochi studi che ha creato un forte rapporto di fiducia con i suoi fan, che sanno di dover provare tutto ciò che produce, indipendentemente dall’ambientazione o dalle meccaniche di gameplay. Tuttavia, il gioco in questione è particolare: si tratta di un gioco d’azione con mech, in cui si controllano robot giganteschi che polarizzano gli amanti dei film e delle serie animate. La risposta a questa domanda non è così semplice come potrebbe sembrare.
Armored Core VI: Fires of Rubicon mantiene l’impostazione classica delle missioni, con briefing, obiettivo e conclusione. Il design delle missioni è variegato, con infiltrazioni, difese da ondate di nemici e scontri con boss. Il focus sulle boss fight è un tratto distintivo del gioco, che ricorda l’esperienza dei Souls. La personalizzazione dell’arsenale è fondamentale per affrontare i nemici, che richiedono strategie specifiche per essere sconfitti.
Il gioco offre meno contenuti rispetto ad altri giochi di mecha, ma si concentra sulle boss fight. L’economia del gioco è intelligente e permette di provare diverse combinazioni di equipaggiamento. La mobilità del mech è molto buona e il gameplay si basa sulla gestione della stamina e sulla schivata. Tuttavia, ci sono alcuni problemi minori con il movimento verticale.
In conclusione, se siete fan dei Souls e cercate un’esperienza simile, Armored Core VI: Fires of Rubicon potrebbe fare al caso vostro. Il gioco offre un gameplay con resistenza e tempismo simile a quello dei Souls, con boss letali e una componente di personalizzazione estesa. Tuttavia, è importante notare che questo non è Dark Souls 4 e che il gioco ha le sue peculiarità uniche.