I lavoratori e la malattia: scopri le ultime novità per proteggere i tuoi diritti e la tua salute | Puoi conquistare sia soldi che benessere

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Quando ci si trova a casa in malattia e non si viene pagati dal datore di lavoro, esistono dei meccanismi per tutelarsi. Anche per periodi prolungati si ha diritto alla retribuzione.

Di solito, quando si è costretti a stare a letto per alcuni giorni e ci si assenta dal lavoro, non ci sono grandi problemi. Tuttavia, nel caso in cui questa situazione si protragga, non sono pochi i lavoratori che incontrano difficoltà nel ricevere lo stipendio come previsto dalla legge.

I diritti dei dipendenti in malattia prevedono sia il mantenimento del posto di lavoro che la percezione di una retribuzione regolare. Ciò è garantito, naturalmente, a patto che il lavoratore a riposo rispetti determinati obblighi che ora approfondiremo.

Il primo obbligo richiesto al lavoratore è quello di informare il datore di lavoro sulle proprie condizioni, specificando che non potrà presentarsi al lavoro per un periodo prolungato. Inoltre, c’è l’obbligo di fornire un certificato medico che attesti lo stato di malattia, preferibilmente in forma telematica, salvo circostanze particolari.

Infine, al lavoratore viene richiesto di rimanere reperibile durante il periodo di assenza. Gli orari in cui è necessario essere disponibili sono dalle 10.00 alle 12.00 del mattino e dalle 17.00 alle 19.00 la sera.

Se questi obblighi vengono rispettati, i diritti sopra descritti vengono garantiti. Tuttavia, è ancora possibile perdere il posto di lavoro in caso di eccessiva morbilità. Infatti, esiste un periodo massimo di assenza per malattia stabilito dal CCNL, che se superato può portare al rischio di licenziamento.

Nel caso in cui la malattia non venga pagata, il datore di lavoro è tenuto a pagare personalmente solo i primi tre giorni del periodo di malattia. Successivamente, a partire dal quarto giorno, l’onere passa all’INPS. La somma a cui si ha diritto corrisponde al 50% della retribuzione media giornaliera fino al ventesimo giorno consecutivo di malattia.

Questa percentuale aumenta al 66,66% nel caso in cui la malattia si prolunghi oltre i venti giorni. Nel caso in cui il lavoratore abbia un contratto a tempo indeterminato, questa retribuzione viene erogata fino a un massimo di 180 giorni.

Per quanto riguarda i lavoratori con contratto a tempo determinato, la retribuzione viene corrisposta soltanto per il numero di giornate lavorate nei 12 mesi precedenti, ma non oltre i 180 giorni di malattia. Pertanto, una persona assunta da appena un mese verrebbe pagata solo per i primi 30 giorni di malattia.

Infine, coloro che vengono ricoverati in strutture ospedaliere e quindi non si trovano più al proprio domicilio, percepiscono soltanto il 2/5 della retribuzione media giornaliera.

Lavoratori e malattia: attenzione alle novità e a come difendere i tuoi diritti | Puoi avere tanti soldi

Il testo spiega che se un lavoratore è a casa malato e non viene pagato dal datore di lavoro, ci sono dei sistemi per tutelarsi. Anche per periodi di malattia prolungati, il lavoratore ha diritto alla retribuzione. Il primo passo è avvisare il datore di lavoro e poi fornire un certificato medico che attesti la malattia. Durante l’assenza, il lavoratore deve rimanere reperibile in determinati orari. Se vengono rispettati questi obblighi, il lavoratore conserva i suoi diritti, ma c’è il rischio di perdere il lavoro per eccessiva morbilità. Il datore di lavoro è tenuto a pagare i primi tre giorni di malattia, dopodiché l’onere passa all’INPS. La somma a cui si ha diritto ammonta al 50% della retribuzione media giornaliera fino al ventesimo giorno consecutivo di malattia, e al 66,66% dopo i venti giorni. Se si ha un contratto a tempo indeterminato, questa retribuzione si eroga fino a un massimo di 180 giorni. Per i lavoratori a tempo determinato, si corrisponde la retribuzione solo per i giorni lavorati nei 12 mesi precedenti, fino a un massimo di 180 giorni. Se si è ricoverati in ospedale e non si è più a domicilio, si riceve solo il 2/5 della retribuzione media giornaliera.