Google nella stessa trappola di OpenAI: citazione in tribunale per furto di dati con Bard

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Un famoso studio legale della California ha presentato una class action contro Google, accusandolo di aver “rubato segretamente” grandi quantità di dati dal web.

Da quando le intelligenze artificiali più avanzate hanno fatto la loro comparsa nella vita quotidiana, soprattutto con l’enorme successo mediatico di ChatGPT, la domanda principale che si pongono i principali Paesi del mondo è: è tutto legale?

Sono numerosi gli aspetti che potrebbero destare preoccupazione, dalle violazioni della privacy al rischio per la proprietà intellettuale. Tali problematiche avevano portato il Garante della Privacy italiano a sospendere per oltre un mese il bot di OpenAI. Ma le preoccupazioni non riguardano solo l’Italia.

Lo studio legale Clarkson ha citato in giudizio il gigante tecnologico per negligenza, violazione della privacy, furto, violazione del copyright e profitto derivante da dati personali ottenuti illegalmente.

La denuncia, depositata il 11 luglio presso il Distretto settentrionale della California, afferma che Google ha preso tutte le informazioni personali e professionali degli utenti, inclusi i lavori creativi, le copie scritte, le fotografie e persino le e-mail, “praticamente la totalità della nostra impronta digitale”, utilizzandole per sviluppare prodotti commerciali di intelligenza artificiale come “Bard”.

L’azione legale è stata intrapresa dopo che Google ha silenziosamente aggiornato la sua politica sulla privacy, affermando che qualsiasi informazione pubblica può essere utilizzata per addestrare i suoi prodotti di intelligenza artificiale, come ad esempio Bard.

Google sostiene essenzialmente che tutto quello che viene pubblicato sul web è lecito. Tuttavia, lo studio legale ritiene che questa sia una massiccia violazione della privacy, poiché i dati vengono prelevati senza consenso né compenso per addestrare i modelli di intelligenza artificiale.

La causa afferma che Google sta mettendo gli utenti in una posizione “insostenibile”: o si utilizza Internet e si consegnano tutte le informazioni personali e protette da copyright ai modelli insaziabili di intelligenza artificiale di Google, oppure si evita completamente Internet.

In risposta alle accuse, il consigliere generale di Google Halimah DeLaine Prado ha definito le accuse “prive di fondamento”, affermando che l’azienda utilizza dati provenienti da fonti pubbliche in modo responsabile e in linea con i principi di intelligenza artificiale, ad esempio per addestrare i modelli di intelligenza artificiale alla base di servizi come Google Translate.

Non è la prima volta che lo studio legale Clarkson intraprende un’azione legale simile. Recentemente, ha citato in giudizio anche OpenAI per “furto e appropriazione indebita di dati personali”, utilizzando lo stesso tipo di operazione di data-scraping. Sia Bard che ChatGPT si basano su modelli linguistici di grandi dimensioni per funzionare, sollevando preoccupazioni sull’utilizzo di dati privati e sulla violazione del copyright.

La causa più recente afferma che Google ha utilizzato una serie di dati, come quelli di Common Crawl (organizzazione senza scopo di lucro che mette a disposizione dati gratuiti per ricerca ed educazione), oltre a dati provenienti da siti come Medium e Kickstarter. Google utilizza anche i suoi stessi dati provenienti da Gmail e Google Search per alimentare i propri modelli. Tra i dati raccolti vi sono opere protette da copyright, come gli e-book delle biblioteche digitali e persino i siti web di pirateria, senza fornire un risarcimento agli artisti e agli autori.

La questione centrale sollevata nella denuncia di Clarkson riguarda il pubblico dominio. Secondo lo studio legale, “disponibile al pubblico” non significa automaticamente libero utilizzo per qualsiasi scopo. Anche se alcuni dati sono disponibili per l’acquisto, dipende dal contesto di utilizzo e dal consenso degli utenti. Gli utenti hanno il diritto di sapere se i loro dati vengono utilizzati altrove.

In altre parole, lo studio legale sostiene che “Google deve capire, una volta per tutte: non possiede Internet”.

Google sta compiendo gli stessi errori di OpenAi: citata in giudizio per furto di dati con Bard

Uno studio legale californiano ha intentato una class action contro Google accusandolo di aver rubato grandi quantità di dati dal web. L’utilizzo delle intelligenze artificiali solleva preoccupazioni riguardanti la privacy e la proprietà intellettuale. Lo studio legale cita in giudizio Google per negligenza, violazione della privacy, furto, violazione del copyright e profitto da dati personali ottenuti illegalmente. Google ha aggiornato la sua politica sulla privacy affermando che può utilizzare qualsiasi informazione pubblica per addestrare i suoi prodotti di intelligenza artificiale. Lo studio legale ritiene che ciò costituisca una massiccia violazione della privacy. Google afferma che utilizza dati provenienti da fonti pubbliche in modo responsabile, ma i legali ritengono che si tratti di un’utilizzazione non autorizzata. Lo studio legale ha intentato azioni legali simili anche contro OpenAI per violazione dei dati personali. La causa di Clarkson si basa sulla questione del pubblico dominio e sostiene che Google non possiede Internet.