Full Void: L’incantevole scoperta di Un Another World, il nuovo fenomeno italiano – Recensione avvincente

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I nostalgici dei giochi avranno difficoltà a dimenticare platformer del passato come Prince of Persia e soprattutto Another World, che, pur essendo più “meccanici”, riuscivano a coinvolgere l’utente e a farlo riflettere su ogni singolo movimento.

Da allora non si sono più visti molti titoli simili, a causa dell’evoluzione del genere e del medium. OutOfTheBit, uno studio italiano con sede a Londra, ha deciso di riportare in vita questo genere, omaggiandolo con il suo ultimo gioco, Full Void.

Scopriamo insieme se gli autori sono riusciti nel loro intento e se merita la vostra attenzione, che siate giocatori nostalgici o molto curiosi.

Un mondo distopico in rovina
Full Void non racconta la sua trama al giocatore con le parole, ma utilizza soltanto i pochi dettagli del suo scenario realizzato a mano e, saltuariamente, alcuni ricordi del protagonista per portarlo a ricostruire i pezzi della narrazione.

Ma l’unica cosa che ci interessa davvero sapere è che una IA impazzita ha preso il controllo del mondo e ha schiavizzato tutta l’umanità – o meglio, quasi tutta, perché un adolescente è intenzionato a ribellarsi da solo per sconfiggere questa imbattibile minaccia.

Full Void presenta uno stile grafico interamente in pixel art realizzata a mano, con alcune sporadiche cutscene — che vedrete soprattutto durante i “jumpscare” in occasione di una vostra morte.

Questo significa che anche il gameplay è volutamente molto più lento e metodico: dovrete assicurarvi sempre di scendere da altezze elevate appendendovi e lasciandovi andare dolcemente, calcolare con precisione ogni singolo salto e stare attenti alla distanza dei nostri passi.

Inoltre, di tanto in tanto troverete alcuni piccoli puzzle da risolvere: non si tratta nulla di particolarmente complicato o che vi porterà a cercare delle guide online, ma che vi spingerà a restare sempre sull’attenti e capire in che modo proseguire il vostro viaggio.

Solo nostalgia?
Da un punto di vista della presentazione, possiamo solo elogiare il lavoro svolto da OutOfTheBit: durante la nostra prova abbiamo avuto spesso la sensazione di trovarci di fronte a una piccola perla videoludica del passato, che stavamo riscoprendo solo in tempi recenti.

L’eccellente lavoro grafico, così come l’implementazione delle meccaniche e perfino la scelta di non voler includere nulla che possa spiegare la storia più del necessario, ci ricorda proprio i videogiochi di una volta, mostrando allo stesso tempo sia una quantità di dettagli sufficiente per giustificare la nostra avventura, sia che sia in grado di stuzzicare la fantasia dei giocatori.

Sfortunatamente, abbiamo però avuto la sensazione che il tutto finisse proprio sul più bello: la nostra prova di Full Void è infatti durata poco più di due ore, senza riuscire a offrirci realmente una sfida degna di questo nome.

Il che non è necessariamente un male, considerando che un’eccessiva difficoltà potrebbe spazientire e spaventare i giocatori non abituati a questa tipologia di giochi, ma resta il fatto che avremmo voluto vedere qualche sfida in più, soprattutto per il potenziale di una particolare abilità — che ovviamente non spoileremo — che a nostro parere non è stata sfruttata al massimo del suo potenziale.

Vogliamo inoltre fare una piccola precisazione: anche se vi abbiamo citato la presenza di “jumpscare”, Full Void non intende davvero fare paura ai giocatori: l’intenzione è solo quella di offrire un po’ di tensione, ma si tratta di una produzione che potenzialmente potreste giocare anche insieme alla vostra famiglia.

O magari sdraiati comodi su un buon divano con device come Steam Deck: in fondo, si tratta di un platform leggero che vuole solo offrire qualche sana ora di divertimento. Proprio, e appunto, come si faceva una volta.

Full Void | Recensione – Un Another World italiano?

Il gioco Full Void, sviluppato dallo studio italiano OutOfTheBit, riporta in vita lo stile dei platformer nostalgici come Prince of Persia e Another World. Il gioco presenta una pixel art realizzata a mano e un gameplay lento e metodico che richiede attenzione e precisione nei movimenti. Nonostante la presentazione eccellente e la sensazione di riscoprire una perla videoludica del passato, la prova del gioco ha avuto una durata breve e non ha offerto sfide significative. Tuttavia, nonostante il potenziale non pienamente sfruttato, è comunque un’esperienza divertente che offre una leggera tensione.