Sono ormai in pochi a non aver mai sentito parlare delle piattaforme di streaming video illegali, così diffuse che contrastarle è divenuto quasi impossibile. Utilizziamo il passato perché è recente (risale al 15 novembre 2015) la notizia della sua chiusura, operata dal tribunale di Milano: notizia che ha lasciato un po’ di amaro in bocca agli hacker che comunque non ci hanno pensato su due volte e hanno ripreso un vecchio strumento (le piattaforme di streaming, appunto) per trasmettere serie televisive, film e documentari, in generale i contenuti tanto amati dagli internauti più smanettoni. Per rendersi conto di quanto sia diffuso il fenomeno è sufficiente digitare, nei più famosi motori di ricerca (Google, Bing, Yahoo, e tanti altri), la parola chiave “streaming” seguita dal contenuto di nostro interesse. Ci troveremo di fronte un mondo vastissimo, nel quale i pirati hanno solo l’imbarazzo della scelta sui contenuti da guardare.
Le grandi case cinematografiche, ovviamente, non sono rimaste a guardare. Famosi sono stati gli attacchi intentanti dalle major del settore, attraverso i vari organi competenti (Polizia Postale, FAPAV, Guardia di Finanza eccetera), così tanti da perderne il conto. Come non ricordare siti Web quali downloadzoneforum, AnimeDB (e la lista potrebbe continuare per pagine e pagine) che diffondevano, prima di essere chiusi dalla FAPAV (Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali), link a contenuti audio/visivi senza averne titolo. Non solo portali, ma anche piattaforme di streaming, in passato, sono stati oscurati o resi inaccessibili dall’Italia. A molti tornerà in mente la chiusura del più conclamato Megau-pload e di tanti altri meno popolari portali di file hosting e di streaming, quelli che in gergo sono noti come piattaforme di warez (tecnicismo con il quale vengono indicati i contenuti protetti dal diritto d’autore pubblicati in Rete senza averne espressa autorizzazione).
Streaming per tutti…
Ed è proprio per arginare il fenomeno della pirateria on-line, dato lo scarso successo della campagne di chiusura, che le case cinematografiche hanno caldeggiato e sostenuto la nascita delle piattaforme di streaming online on-demand come la recente Netflix (www.netflix.it). Queste propongono, a prezzi contenuti, quanto è possibile trovare sulle piattaforme di streaming illegale, con il vantaggio dell’alta definizione fino a 4K, aggiungendo servizi quali sottotitoli e contenuti in lingua originale. Riusciranno a contrastare la piaga della pirateria on-line? È presto per dirlo, ma il successo di pubblico che stanno riscuotendo lascia ben sperare! ogni tipo, però, le case cinematografiche non l’avranno vinta tanto facilmente. “Nonostante gli enormi sforzi per arginare la diffusione di tali piattaforme, quotidianamente si assiste alia nascita di siti Web che propongono materiale warez.
Per quanti siti si possano chiudere, le piattaforme che offrono questo tipo di contenuti continuano a crescere, forti del fatto che solo in pochi casi (quando l’hosting si trova in paesi dell’UE) le autorità sono in grado di chiudere il portale e punire i trasgressori mentre nei tanti altri si riesce solo ad inibirne temporaneamente la visione”. Non usa mezzi termini il pirata per illustrarci quanto sia difficile combattere il file sharing illegale. Gli chiediamo quindi il perché utilizzi l’avverbio “temporaneamente” quando parla della chiusura di un portale warez. La sua risposta è anche in questo caso molto chiara: “Perché, ai pirati è sufficiente cambiare il nome del portale e l’indirizzo IP del server, per uscire dalla DNS black list imposta dalle autorità per tornare visibili sui più famosi motori di ricerca” zione, cosa senza ombra di dubbio non da poco. Durante la chiacchierata con il nostro “amico”, infatti, veniamo a conoscenza del fatto che gli hacker si sarebbero impegnati non poco per passare dai film in qualità CAM (cioè ripresi nelle sale cinematografiche con una semplice telecamera) ai più elevati standard di qualità audio e video odierni. “Come accade per la carta stampata e per i brani musicali, sono stati escogitati dei metodi molto semplici per acquistare questi contenuti dai più noti market digitali per poi condividerli sulle piattaforme di streaming, dove si diffondono in maniera virale”. Ma l’aspetto più inquietante di tutta la faccenda è un altro: la stessa sorte, infatti, capita anche alle prime visioni cinematografiche a pochi giorni dall’uscita nella sale. “Grazie alla collaborazione con esercenti senza scrupoli, alcuni pirati riescono a venire in possesso di filmati in alta definizione per poi diffonderli sul Web. Noto è quanto successo al titolo italiano “Suburra”, fruibile in Rete in alta definizione appena pochi giorni dall’uscita nazionale”. Ovviamente, ci dissociamo completamente dalle azioni dei pirati, precisando che le informazioni fornite per dovere di cronaca sono meramente un riassunto delle affermazioni dello smanettone contattato on-line.
Il racconto del pirata, quindi, continua fornendoci altri dettagli interessanti in merito al fatto che molti film vengono distribuiti su hard disk dai quali è semplice estrarli per poi pubblicarli sui vari siti warez! Secondo quanto afferma il pirata dello streaming digitale, i cinema ricevono qualche giorno prima della data di uscita ufficiale l’hard disk (è finito ormai il tempo delle pellicole, i film viaggiano su hard disk o su connessioni di rete protette) contenente il film in tutte le lingue e tutti i formati (l’hard disk è realizzato in modo da essere distribuito in tutti i cinema, italiani e non). Ricevuto il drive, ne trasferiscono il contenuto sul server in modo da poter riprodurre lo stesso film in sale diverse e in orari diversi. Lo stesso server è collegato al proiettore che consente la visione sul grande schermo: “è proprio qui – afferma il pirata – che i cinema più furbetti inseriscono uno switch HDMI che si frappone fra il server ed il proiettore. I contenuti, in questo modo, durante la proiezione vengono inviati sia al proiettore, che li mostra in sala, sia ad un dispositivo esterno, un semplice registratore multimediale, che si preoccupa di acquisire la sorgente audiovisiva per produrre al termine un file video (.avi, .mkv eccetera) facilmente condividibile in Rete”. Giunti a questo punto, preferiamo non andare oltre, parlando delle procedure per la messa on-line dei contenuti, perché siamo dell’opinione che l’operato di queste persone (i pirati) non fa altro che minare la vita del cinema nostrano oltre che internazionale: una pratica alla quale, lo ribadiamo ancora una volta, non vogliamo assolutamente prendere parte! Alla fine dell’intervista il pirata afferma – sogghignando dinanzi a noi – che “è finita l’era delle videocamere nelle sale (metodo utilizzato in passato per acquisire, per poi mettere in Rete, contenuti cinematografici), mentre è iniziata a pieno titolo quella dello streaming in alta definizione. Un metodo semplice e ingegnoso allo stesso tempo con il quale è possibile acquisire i film con una ottima qualità video, audio e, soprattutto, senza quei fastidiosi rumori (risate, echi, brusii e cosi via) che rendevano inguardabili i contenuti in streaming”.
Le differenze con il P2P
Chiare quale sono le ragioni che hanno portato i pirati ad investire in questa tecnologia, indaghiamo sugli aspetti tecnologici, capendo perché le piattaforme di streaming stanno soppiantando quelle PeerTo Peer, rendendo superflui i tanti plug-in per famosi player multimediale come Kodi. Sicuramente, un punto a favore delle piattaforme di streaming è l’elevata banda a disposizione: ciò consente di riprodurre filmati con bassissimi tempi di buffering, con qualità elevata, slegata dal numero di utenti che in quel preciso momento hanno deciso di accedere al medesimo contenuto. Come i nostri lettori sapranno bene, avendo esposto l’argomento più e più volte, la chiave del funzionamento delle piattaforme P2P come pTorrent, eMule e mIRC, è il numero di utenti connessi: maggiore è il numero di utenti, più elevati saranno le velocità di download (anche se limitate superiormente dalla capacità della nostra connessione), come il numero di contenuti a disposizione. Inoltre, cosa da tenere bene a mente, l’utilizzo di tali piattaforme non comporta, per i pirati, l’utilizzo di alcun software, dunque la possibilità di fruire dei contenuti in mobilità, dovunque essi vogliano e, soprattutto, con qualunque dispositivo gli capiti a tiro: smartphone, tablet, Smart TV, PC e tutto ciò che abbia una semplice connessione a Internet. Sembra che questa volta i pirati abbiano trovato il metodo per eludere le contromisure intentate dalle major cinematografiche, ma solo il tempo ci saprà dire come andrà a finire.