La produzione di carne coltivata in laboratorio, anche nota come carne basata su cellule, sta rivoluzionando l’intero settore alimentare. Questa tecnologia combina biotecnologia, ingegneria tessutale, biologia molecolare e processi sintetici per creare carne a partire dalle cellule animali, senza la necessità di allevare e macellare gli animali.
È importante sottolineare che la carne coltivata in laboratorio non mira a replicare l’intero animale, ma piuttosto a creare un prodotto che assomigli e si comporti come la carne tradizionale, sia essa sotto forma di bistecca o di carne macinata. Grazie ai continui progressi tecnologici, sempre più aziende stanno esplorando l’opzione della carne basata su cellule come alternativa alla produzione tradizionale.
È fondamentale distinguere la carne basata su cellule dalle alternative vegetali. Queste ultime sono prodotte a partire da piante e proteine vegetali, mirando ad assomigliare e avere il sapore della carne tradizionale, sebbene non contengano cellule animali.
Ma come viene effettivamente creata la carne coltivata in laboratorio? Il processo inizia con l’acquisizione e la conservazione di cellule staminali provenienti da un animale. Queste cellule vengono poi coltivate in bioreattori ad alta densità e volumi. Similmente a quello che accade all’interno dell’organismo animale, le cellule vengono nutrite con un mezzo di coltura cellulare che contiene ossigeno e nutrienti di base come aminoacidi, glucosio, vitamine e sali inorganici. Questo mezzo viene integrato con fattori di crescita e altre proteine. Il processo di coltivazione dovrebbe richiedere da 2 a 8 settimane, a seconda del tipo di carne che si intende produrre.
La carne coltivata offre numerosi vantaggi rispetto all’agricoltura animale convenzionale. Grazie al suo processo di produzione più efficiente, si prevede che la carne coltivata utilizzerà significativamente meno risorse, riducendo l’inquinamento e l’eutrofizzazione associati all’agricoltura tradizionale.
Uno studio ha dimostrato che la carne coltivata, se prodotta utilizzando energia rinnovabile, potrebbe ridurre le emissioni di gas serra fino al 92% e l’uso del suolo fino al 90% rispetto alla carne di manzo convenzionale. Tuttavia, è importante sottolineare che ci sono ancora alcune questioni da risolvere riguardo a questo argomento.
Inoltre, si prevede che la produzione commerciale di carne coltivata avverrà senza l’uso di antibiotici e probabilmente porterà a meno casi di malattie trasmesse dagli alimenti, grazie al minor rischio di esposizione a patogeni.
La carne coltivata in laboratorio e altre proteine alternative sono destinate a conquistare una quota di mercato significativa nel corso dei prossimi decenni, superando l’industria della carne e dei frutti di mare convenzionali, che attualmente vale 1,7 trilioni di dollari. Questo spostamento contribuirà a mitigare la deforestazione legata all’agricoltura, la perdita di biodiversità, la resistenza agli antibiotici, le epidemie di malattie zoonotiche e l’abbattimento industriale degli animali.
Cosa è la carne a base cellulare? Tutto quello che bisogna sapere
La carne coltivata in laboratorio, anche chiamata carne basata su cellule, è una rivoluzione nel campo dell’alimentazione. Questa tecnologia permette di produrre carne a partire dalle cellule animali, senza dover allevare o macellare gli animali. Non si tratta di riprodurre l’animale in sé, ma di creare un prodotto che assomigli alla carne tradizionale. La carne basata su cellule non è la stessa cosa delle alternative a base vegetale, che sono prodotte a partire da piante. La carne coltivata viene creata acquisendo e coltivando cellule staminali in laboratorio. Queste cellule vengono nutrite con un mezzo di coltura cellulare ricco di nutrienti. La carne coltivata offre vantaggi in termini di utilizzo delle risorse, riduzione dell’inquinamento e delle emissioni di gas serra. In futuro, si prevede che la carne coltivata avrà una quota significativa nel mercato alimentare e potrà contribuire a mitigare problemi come la deforestazione legata all’agricoltura e la resistenza agli antibiotici.